5 Febbraio 2025
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Salute

L’influenza aviaria ci ricorda che con la salute non si scherza

Serve più collaborazione internazionale, altro che uscire dall’Oms

La preoccupazione per l’espandersi dell’influenza aviaria sta crescendo. È un allarme fondato? Proviamo a ricostruire lo sviluppo di questa vicenda. Negli ultimi anni, l’influenza aviaria H5N1 ha smesso di essere un problema limitato agli uccelli per trasformarsi in un’emergenza sanitaria globale. Questo virus ha colpito milioni di volatili e si è diffuso a un numero crescente di mammiferi, causando preoccupazione per il rischio di una futura pandemia umana, specie negli Usa dove è emerso nel 2022. Nel 2024, l’H5N1 ha infettato 67 persone negli Stati Uniti, uccidendone almeno una, e ha mostrato segni di evoluzione preoccupanti.

 Un pericolo sottovalutato
Nonostante l’urgenza della situazione, la risposta delle istituzioni statunitensi è stata spesso tardiva e frammentaria. Come accaduto durante la pandemia di Covid-19, il ritardo nei test, nella raccolta e condivisione dei dati, e nella comunicazione con il pubblico ha contribuito a sprecare opportunità per contenere il virus. Ad esempio, tra le 900 mandrie di bovini da latte infettate, si sono osservate alcune reinfezioni, inizialmente attribuite alla persistenza dell’infezione, quando invece potrebbero indicare che il virus sta circolando in modo endemico, aumentando il rischio di mutazioni pericolose.

 

Un virus in mutazione
I virologi e gli esperti internazionali, inclusi quelli dell’Oms, sottolineano che l’H5N1 potrebbe evolversi ulteriormente, acquisendo la capacità di trasmettersi efficacemente tra esseri umani. Recenti casi gravi, tra cui una ragazza canadese e un uomo statunitense, hanno rivelato nuove mutazioni del virus, in grado di infettare meglio le cellule umane, sebbene il virus non sia ancora in grado di diffondersi facilmente da uomo a uomo. Inoltre, l’H5N1 è stato individuato in alimenti come il latte crudo e il cibo per animali domestici, sollevando allarmi sulla sicurezza alimentare.

 

Lezione dalla pandemia di Covid-19
La diffusione dell’influenza aviaria evidenzia ancora una volta la necessità di migliorare la preparazione pandemica, con strategie di sorveglianza più rapide ed efficaci e di intensificare la collaborazione internazionale per lo scambio di informazioni, sequenze genetiche e dati sull’efficacia delle terapie antivirali. Tutto ciò in diretto contrasto con le recenti decisioni degli Usa di isolarsi dalla comunità di sanità pubblica internazionale e uscire dall’Oms.  Negli Usa nel dicembre 2024 è stato introdotto un programma di test per il latte sfuso e potenziata la sorveglianza, ma queste misure sono giudicate dagli esperti statunitensi troppo tardive o insufficienti per affrontare la portata della crisi. A questo si aggiunge la mancata educazione dei lavoratori agricoli e la loro riluttanza a sottoporsi a test diagnostici per paura di ripercussioni legali e occupazionali.

 Un futuro incerto
Anche se una pandemia umana non è inevitabile, sappiamo che questo virus, come molti altri, è imprevedibile e il suo potenziale per scatenare una crisi globale non può essere ignorato. L’Europa e l’Italia devono esercitare la massima attenzione e introdurre test per i prodotti caseari e per il cibo destinato agli animali provenienti dagli Usa per evitare che il virus sia introdotto nel nostro continente. La priorità internazionale ora è contenere la diffusione del virus, proteggere i lavoratori e investire in vaccini aggiornati e accessibili. Le azioni di oggi determineranno se l’H5N1 rimarrà una minaccia latente o si trasformerà nella prossima grande sfida sanitaria globale.

 

 

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