Il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, docente all’Università di Firenze e riconosciuto dal New Yorker tra i “world changers”, ha lanciato un appello: gli alberi non sono ornamenti, sono salvavita. Mancuso propone di riconvertire almeno il 20% delle superfici stradali urbane in spazi verdi. Una rivoluzione ambientale che parte da un’osservazione: le città, con il loro cemento e il traffico, sono i luoghi più vulnerabili al riscaldamento globale. Non solo contribuiscono in maniera massiccia all’innalzamento delle temperature, ma sono già in piena sofferenza.
Secondo i dati riportati da Mancuso, i centri urbani italiani hanno visto un incremento termico di oltre 4 gradi dagli anni Sessanta ad oggi, con picchi locali che arrivano a +5 o +6 gradi rispetto alle zone rurali circostanti. Tutto questo a causa dell’“isola di calore urbana”, un effetto amplificato dall’asfalto e dall’assenza di vegetazione.
La soluzione, per il neurobiologo, è netta: “Non possiamo abbattere gli edifici, ma le strade sì. Possiamo rimuoverle”. La proposta è radicale ma lucida: sostituire una parte significativa delle infrastrutture viarie con “vie degli alberi”, tracciati verdi capaci di restituire alle città il loro equilibrio climatico. E se inizialmente, ammette Mancuso, una simile trasformazione potrebbe causare disagi e proteste, “basterebbe resistere sei mesi per rendersi conto dei benefici enormi”. Benefici che non si limitano alla temperatura: si parla di qualità dell’aria, salute pubblica, benessere psicologico, bellezza.
Ma il piano di Mancuso va oltre la semplice riforestazione urbana. Individua un altro nemico: i parcheggi. Ogni nuovo edificio, supermercato o centro commerciale, dice, comporta inevitabilmente nuovi spazi per le auto. Un circolo vizioso di consumo di suolo che non possiamo più permetterci. Per questo motivo propone una moratoria: “Non si dovrebbe consumare un metro quadro in più di suolo”. Se proprio si deve costruire, allora quei parcheggi obbligatori dovrebbero essere convertiti in spazi verdi, in foreste urbane in miniatura.
L’idea di Mancuso è rivoluzionaria anche sul piano culturale. Per troppo tempo il verde è stato visto come elemento di decoro, accessorio. Invece, sostiene, deve essere trattato come un’infrastruttura sanitaria, come una necessità vitale. “Le piante non sono un elemento estetico. Sono un salvavita. Dovrebbe occuparsene la sanità, non l’ambiente”, afferma provocatoriamente. Una pianta in città, infatti, può abbassare la temperatura, assorbire inquinanti, migliorare la salute delle persone. E il futuro prossimo, sempre più segnato da crisi climatiche, ci costringerà a fare ciò che oggi possiamo ancora scegliere: rifondare il nostro rapporto con il verde.