16 Aprile 2025
/ 11.04.2025

Prima intesa in Europa per la salvaguardia del suolo

Il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo sono riusciti a trovare un’intesa, seppur ancora provvisoria, su una nuova direttiva che fissa i criteri per il monitoraggio dello stato del suolo. Il testo propone anche linee guida per limitarne il consumo, concentrandosi in particolare sulla piaga della cementificazione selvaggia

In Italia, quasi la metà del territorio – ben il 47% – è considerata degradata, e la situazione non è migliore nel resto d’Europa, dove la percentuale sale al 60%. Per questo motivo è significativo che il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo siano riusciti a trovare un’intesa, seppur ancora provvisoria, su una nuova direttiva che fissa i criteri per il monitoraggio dello stato del suolo. Il testo propone anche linee guida per limitarne il consumo, concentrandosi in particolare sulla piaga dell’impermeabilizzazione, ovvero la cementificazione selvaggia. In Italia, però, una legge contro l’abuso del suolo giace dimenticata in Parlamento dal 2013, epoca del governo Monti, come ricorda Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi – l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione del Territorio e delle Acque Irrigue.

Un suolo sano è essenziale non solo per l’agricoltura e la sicurezza alimentare, ma anche per la biodiversità – oltre un quarto delle specie viventi sulla Terra vive nel terreno – e per la lotta ai cambiamenti climatici, dal momento che rappresenta il più grande serbatoio di carbonio del Pianeta.

Come sottolinea Massimo Gargano, direttore dell’Anbi, un terreno ricco di vita organica è anche più capace di assorbire l’acqua piovana, favorendo la sua infiltrazione nel sottosuolo e contribuendo così a prevenire alluvioni e frane. L’accordo europeo punta, in modo ambizioso anche se non ancora vincolante, a raggiungere l’obiettivo di suoli sani in tutta l’Unione entro il 2050.

“È fondamentale – conclude Vincenzi – che le istituzioni europee abbiano deciso non solo di adottare una metodologia comune per il monitoraggio dei suoli, ma anche di avviare controlli su nuovi tipi di inquinanti come gli Pfas. Queste sostanze, insieme alle microplastiche, non solo danneggiano l’ambiente, ma in Italia rappresentano un ostacolo serio al riutilizzo delle acque reflue in agricoltura.”

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