24 Aprile 2025
/ 24.04.2025

L’Italia rallenta sulla strada del clima: emissioni serra ancora sopra i limiti

Rispetto al 1990, le emissioni serra da centrali elettriche e processi industriali sono scese di circa il 45%, grazie soprattutto all’aumento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Ma nel settore dei trasporti sono cresciute del 7%

Nonostante un generale calo delle emissioni serra rispetto agli anni ’90, l’Italia continua a rimanere indietro rispetto agli impegni europei per il clima. A rivelarlo è un’analisi pubblicata da Climalteranti.it, basata sui più recenti dati ufficiali dell’ISPRA. I numeri parlano chiaro: per il terzo anno consecutivo, il nostro Paese ha sforato i limiti di emissioni stabiliti a livello UE per il periodo 2021-2030, aggravando il ritardo da colmare nei prossimi anni.

Un trend in discesa, ma non abbastanza

Secondo i dati 2023, l’Italia ha ridotto le proprie emissioni serra del 26% rispetto al 1990. Una percentuale che, di per sé, potrebbe sembrare confortante. Tuttavia, il taglio delle emissioni non procede con la velocità necessaria per rispettare la tabella di marcia fissata dal Regolamento europeo sulla condivisione degli sforzi (Effort Sharing Regulation), che prevede per l’Italia un taglio del 43,7% delle emissioni nei settori non ETS (trasporti, edifici, agricoltura e rifiuti) entro il 2030.

Il superamento dei limiti annuali è iniziato già nel 2021, ed è proseguito anche nei due anni successivi, segno che le politiche attuali non sono sufficienti a invertire la rotta. Ogni anno di ritardo aumenta il “debito climatico” da recuperare negli anni successivi, rendendo la sfida sempre più complessa.

Energia e industria migliorano, trasporti in controtendenza

Una parte importante del merito per la riduzione complessiva delle emissioni va ai settori della produzione energetica e dell’industria. Rispetto al 1990, le emissioni da centrali elettriche e processi industriali sono scese di circa il 45%, grazie soprattutto all’aumento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. 

Tutt’altra storia per i trasporti, che rappresentano ormai uno dei principali ostacoli alla transizione climatica. In questo settore, le emissioni sono addirittura cresciute del 7% rispetto al 1990, rendendo evidenti i limiti delle politiche adottate finora. La dipendenza da auto private, il ritardo nella diffusione della mobilità elettrica e le carenze nel trasporto pubblico sono tra i fattori che incidono maggiormente.

Un impegno che richiede più ambizione

L’Unione Europea, con il pacchetto “Fit for 55”, chiede ai Paesi membri di raggiungere una riduzione complessiva del 55% delle emissioni entro il 2030. Per farcela, l’Italia dovrà accelerare in maniera significativa, in particolare in quei settori che finora hanno mostrato più resistenza al cambiamento.

Secondo Climalteranti.it, se non si adotteranno rapidamente nuove misure strutturali, l’Italia rischia di arrivare impreparata al 2030. Il tempo per agire c’è ancora, ma va sfruttato con decisione: servono politiche più incisive per la mobilità sostenibile, il riscaldamento degli edifici, l’efficienza energetica e l’agricoltura.

Il quadro che emerge non è solo tecnico: riguarda il futuro ambientale, economico e sociale del Paese. Rimanere indietro sugli obiettivi climatici non significa solo infrangere impegni internazionali, ma anche esporre il Paese a rischi ambientali maggiori e alla perdita di competitività nel campo delle tecnologie verdi.

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