Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump scioglie ogni dubbio e sceglie la linea dura. Dopo aver chiesto “la resa incondizionata dell’Iran”, in un post pubblicato su Truth ha dichiarato: “Sappiamo dove si nasconde la cosiddetta Guida Suprema. È un bersaglio facile… ma per ora è al sicuro”. Parole che fanno presagire il peggio, ossia l’intervento diretto degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran. Parole che hanno alimentato l’allarme anche tra gli alleati europei. Il premier britannico Keir Starmer, da un G7 segnato dalle tensioni, ha affermato che “non ci sono segnali concreti” di un imminente intervento americano, ma ha invitato tutte le parti alla moderazione.
Siti nucleari nel mirino
Tre funzionari statunitensi hanno affermato che Trump sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di entrare in guerra e lanciare un attacco americano contro gli impianti nucleari iraniani, in particolare contro il suo impianto sotterraneo di arricchimento dell’uranio a Fordow. Tornando dal Canada, dove aveva abbandonato anzitempo i lavori del G7, il presidente Usa aveva dichiarato ai giornalisti sull’Air Force One di non essere interessato a un “cessate il fuoco”, ma a una “vera fine” della guerra e del programma nucleare iraniano. Il tutto mentre il Pentagono ha già dispiegato in Medio Oriente decine di caccia, aerei cisterna per il rifornimento in volo e bombardieri B-52 pronti al decollo dalla base di Diego Garcia.
Le implicazioni militari
L’eventuale partecipazione attiva degli Stati Uniti aprirebbe scenari ad alta intensità. Gli analisti militari avvertono che per colpire impianti come quello sotterraneo di Fordow, l’unica opzione sarebbe l’uso della “Massive Ordnance Penetrator”, una bomba americana in grado di perforare strutture fortificate.
Secondo la CNN, più di 30 aerei cisterna americani sono stati inviati nella regione per garantire il supporto logistico ai caccia israeliani, che finora hanno effettuato oltre 200 sortite nei cieli iraniani. I jet israeliani, senza rifornimento in volo, avrebbero autonomia limitata per colpire obiettivi profondi come i lanciatori mobili di missili balistici.
La risposta iraniana
La risposta della Repubblica Islamica non si è fatta attendere. Lanci di missili ipersonici verso il centro e il nord di Israele, attacchi informatici e operazioni di sabotaggio sono stati accompagnati da un avvertimento diretto agli Stati Uniti: “L’ultimatum lanciato dal presidente Usa, Donald Trump, per una resa incondizionata dell’Iran è “inaccettabile”. L’ha detto la Guida suprema iraniana Ali Khamenei durante un discorso trasmesso dalla tv di Stato, come riporta la France press. Qualche ora prima, l’ambasciatore iraniano all’Onu Ali Bahreini aveva dichiarato: “Reagiremo con forza se Washington entrerà nel conflitto”. Secondo il diplomatico, gli Stati Uniti sono già “complici” delle azioni israeliane, e Teheran sarebbe pronta a colpire le basi militari americane in Medio Oriente nel caso di un intervento diretto.
Un bilancio già drammatico
La guerra tra Israele e Iran, esplosa il 13 giugno con un attacco aereo israeliano contro Teheran, rischia di trasformarsi in un conflitto regionale su vasta scala. Con il passare delle ore, cresce l’allarme per un possibile coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, che fino a questo momento hanno fornito supporto indiretto al loro storico alleato israeliano. A innescare l’escalation è stata la convinzione, sostenuta da Tel Aviv, che Teheran fosse ormai “vicinissima al punto di non ritorno” nello sviluppo di un’arma nucleare. Israele ha reagito con una serie di raid aerei contro obiettivi strategici in Iran, tra cui impianti per l’arricchimento dell’uranio e centri di produzione missilistica.
Secondo i dati più recenti, gli attacchi israeliani hanno causato oltre 224 morti in Iran (molti dei quali civili) e 24 in Israele, mentre sono oltre 400 i missili iraniani lanciati verso lo Stato ebraico, di cui almeno 40 sono riusciti a superare le difese aeree.
A Teheran, migliaia di cittadini sono in fuga. Le autorità iraniane hanno imposto razionamenti del carburante, mentre le immagini trasmesse dai media locali mostrano il cielo della capitale illuminato da esplosioni e scie di missili durante la notte.
Prossime ore decisive
La comunità internazionale guarda con apprensione all’evolversi degli eventi. Mentre le Nazioni Unite e l’Unione Europea invocano un cessate il fuoco immediato, le cancellerie occidentali temono che una mossa sbagliata possa trasformare lo scontro Israele-Iran in una guerra regionale di lunga durata, con ripercussioni globali.
Secondo un’analisi del New York Times, Trump è “sull’orlo di una scommessa ad altissimo rischio” che potrebbe non solo cambiare il volto del Medio Oriente, ma coinvolgere direttamente gli Stati Uniti in un nuovo conflitto senza una chiara strategia d’uscita.