11 Luglio 2025
/ 10.07.2025

Dal cemento ai rifiuti, l’Italia sporcata dall’illegalità ambientale

Legambiente presenta il Rapporto ecomafie 2025. Nel 2024 superata la soglia dei 40 mila reati contro l’ambiente, + 14,4% con una media di 111,2 al giorno, 4,6 ogni ora. Campania prima per illeciti penali, seguita dalla Puglia che sorpassa la Sicilia scesa al terzo posto

Reati in aumento, corruzione dilagante, clan sempre più attivi: è allarme ambientale in Italia. Il nuovo rapporto “Ecomafia 2025” di Legambiente, presentato oggi a Roma, fotografa un Paese ancora profondamente vulnerabile all’illegalità ambientale, con numeri record che confermano un’escalation preoccupante: 40.590 reati ambientali nel 2024, pari a una media di 111,2 reati al giorno, 4,6 ogni ora, con un aumento del +14,4% rispetto all’anno precedente.

Il nuovo rapporto Ecomafia 2025, presentato da Legambiente a Roma, restituisce un quadro allarmante dello stato dell’illegalità ambientale in Italia dove i numeri certificano un’escalation preoccupante e sempre più difficile da contrastare.

A crescere non sono solo i reati, ma anche il numero delle persone denunciate, che raggiunge quota 37.186, con un incremento del 7,8%. Il giro d’affari delle ecomafie ha toccato nel 2024 i 9,3 miliardi di euro, mezzo miliardo in più rispetto al 2023. Cresce inoltre il numero dei clan mafiosi coinvolti: sono 389 quelli censiti da Legambiente dal 1995 a oggi, 11 in più rispetto allo scorso anno.

Altro dato significativo riguarda la corruzione negli appalti pubblici connessi all’ambiente. Tra il 1° maggio 2024 e il 30 aprile 2025 sono state 88 le inchieste aperte su fenomeni corruttivi in ambito ambientale, un aumento del 17,3% rispetto all’anno precedente. In queste indagini sono state denunciate 862 persone, con un’impennata del 72,4%. Le inchieste hanno riguardato la realizzazione di opere pubbliche, la gestione dei rifiuti urbani, la depurazione delle acque e le autorizzazioni ambientali concesse alle imprese.

Il rapporto evidenzia come il 42,6% dei reati ambientali si concentri nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. A livello nazionale, il settore più colpito è quello del cemento illegale, con 13.621 illeciti accertati, pari al 33,6% del totale. Seguono i reati legati al ciclo dei rifiuti, che crescono del 19,9%, arrivando a quota 11.166, e quelli contro gli animali, con 7.222 casi, in aumento del 9,7%. Particolarmente rilevante anche l’incremento dei reati contro il patrimonio culturale e paesaggistico, che fanno registrare un +23,4% rispetto al 2023, con 2.956 illeciti.

Nel settore agroalimentare, nonostante una lieve flessione dei controlli (-2,7%), si rileva un aumento del 2,9% dei reati e degli illeciti amministrativi, oltre a un incremento dell’11,3% degli arresti. Gli illeciti amministrativi nel loro complesso sono stati 69.949, con un aumento del 9,4%, pari a una media di quasi 192 infrazioni al giorno.

Per quanto riguarda i delitti ambientali più gravi, disciplinati dal titolo VI-bis del Codice penale, il 2024 ha visto un netto aumento dei reati di inquinamento ambientale: 299 gli illeciti specifici, all’interno di un totale di 971 reati gravi contestati, con un incremento del 61,3% rispetto al 2023. Sono state 1.707 le persone denunciate e 1.812 i controlli effettuati, in crescita del 28,7%. Si conferma così l’efficacia della legge 68 del 2015, che nel 2025 compie dieci anni. Dal giugno 2015 a dicembre 2024, grazie a questa norma, sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri.

Nel commentare il rapporto, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha sottolineato l’urgenza di accelerare sul fronte delle riforme. Secondo Ciafani, è fondamentale recepire entro il 21 maggio 2026 la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente. Ha inoltre criticato l’attenzione politica concentrata quasi esclusivamente sulle semplificazioni, a scapito dei necessari contrappesi per contrastare le illegalità. La presentazione del rapporto si inserisce nella nuova campagna nazionale dell’associazione per promuovere un “Clean Industrial Deal made in Italy”, che coniughi decarbonizzazione, competitività e lotta all’illegalità.

La Campania si conferma al primo posto per numero di reati ambientali, con 6.104 illeciti penali accertati, pari al 15% del totale nazionale. Seguono la Puglia, con 4.146 reati, che si colloca al secondo posto anche per numero di arresti (69), e la Sicilia con 3.823 reati. La Calabria è quarta con 3.215 reati e un numero di arresti più che raddoppiato rispetto all’anno precedente. Al quinto posto il Lazio, con 2.654 reati (+20,6%), che supera la Toscana. La Sardegna si mantiene al settimo posto con 2.364 reati, in crescita del 13,9%. La Lombardia, prima tra le regioni del Nord, è ottava con 2.324 reati ambientali, seguita dal Veneto con 1.823 illeciti.

A livello provinciale, Napoli guida la classifica con 2.313 reati, seguita da Bari (1.526) e Salerno (1.321). Roma si conferma al quarto posto con 1.021 reati ed è terza per numero di illeciti amministrativi. Seguono Cosenza, Avellino, Genova e Ancona. Tra le prime venti province si segnalano anche Cagliari, Perugia, Crotone, Catanzaro e Brescia.

Per quanto riguarda la corruzione ambientale, il 46,6% delle inchieste ha riguardato ancora una volta le regioni a forte presenza mafiosa. La Campania guida per numero di inchieste (17), seguita da Lombardia (16), Puglia (10), Sicilia, Lazio (8) e Calabria (6). In termini di arresti, la Puglia è prima con 96 esecuzioni, seguita da Campania (77), Lombardia (61), Lazio (58) e Calabria (41). Il Lazio guida invece per numero di persone denunciate (154), davanti a Campania (128) e Puglia (96). Dal 2010 ad oggi sono state registrate 1.560 inchieste per reati di corruzione ambientale, con 9.133 arresti, 12.374 persone denunciate e 2.532 sequestri.

In risposta a questo quadro, Legambiente ha messo a punto un pacchetto di 12 proposte per rafforzare la lotta all’illegalità ambientale. Tra le principali, il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, l’introduzione nel Codice penale dei delitti contro la fauna e le specie protette, l’approvazione di una legge sui reati contro il patrimonio agroalimentare, l’adozione di un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, la revisione del meccanismo dei subappalti a cascata, l’inasprimento delle sanzioni per la gestione illecita dei rifiuti e il potenziamento dei controlli ambientali.

Inoltre, si propone l’eliminazione del vincolo di invarianza dei costi per il sistema nazionale di protezione ambientale, la destinazione dei proventi delle sanzioni alle agenzie di controllo e l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni ambientaliste iscritte nel registro unico nazionale del Terzo settore.

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