6 Settembre 2025
/ 4.09.2025

Droni contro la Global Sumud Flotilla? A bordo salgono parlamentari italiani

Decine di barche sono salpate oggi dalla Sicilia per la Global Sumud Flotilla, la più grande missione civica navale mai realizzata. L’obiettivo è rompere l’assedio israeliano su Gaza e aprire un corridoio umanitario permanente, portando cibo, medicine e beni di prima necessità in una Striscia devastata dalla carestia. A bordo ci sono anche quattro parlamentari italiani. La presidente del Consiglio Meloni ha assicurato che il governo garantirà tutela e sicurezza ai partecipanti

Decine di barche hanno lasciato oggi i porti siciliani per unirsi alla Global Sumud Flotilla, definita dagli organizzatori “la più grande missione civica navale mai realizzata”. A bordo, equipaggi provenienti da 44 Paesi e una lista d’attesa di oltre 30 mila volontari pronti a unirsi al viaggio. L’obiettivo: rompere l’assedio navale israeliano e aprire un canale umanitario permanente verso Gaza, da mesi sprofondata nella carestia.

La flottiglia, che prende il nome dalla parola araba sumud – perseveranza, resilienza – si ispira alle precedenti missioni della Freedom Flotilla. Le imbarcazioni, in gran parte piccole barche a vela, sono partite anche da Genova, Barcellona, Tunisia e Grecia. Alcune trasportano aiuti umanitari, altre volontari, attivisti e personalità pubbliche. Tra i partecipanti figurano Ada Colau, ex sindaca di Barcellona, e l’attivista Greta Thunberg. Dall’Italia sono saliti a bordo anche quattro parlamentari: l’eurodeputata Avs Benedetta Scuderi, il senatore M5s Marco Croatti, e i dem Arturo Scotto e Annalisa Corrado.

A Gaza, intanto, la popolazione continua a vivere una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni. Secondo le Nazioni Unite, oltre un milione di persone è a rischio fame acuta e gran parte della Striscia non ha accesso regolare ad acqua potabile, elettricità e cure mediche. Gli ospedali funzionano a capacità ridottissima e il blocco degli ingressi di aiuti, imposto dopo il 7 ottobre, ha reso ancora più difficile portare cibo, medicinali e beni di prima necessità. Le agenzie umanitarie avvertono che, senza un canale sicuro e stabile, la situazione rischia di precipitare ulteriormente.

La sfida della Flotilla è soprattutto politica e diplomatica: in passato le navi dirette a Gaza sono state intercettate, sabotate o colpite da droni. Nel 2010 la tragedia della Mavi Marmara, con dieci morti, resta un precedente doloroso. Israele, attraverso il ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, ha già promesso agli attivisti “lo stesso trattamento riservato ai terroristi”.

In Italia il dibattito politico si è acceso. L’Anpi, Cgil, Usb, artisti e intellettuali hanno espresso sostegno. La segretaria Pd Elly Schlein ha scritto a Giorgia Meloni chiedendo protezione per i connazionali a bordo. La premier ha risposto assicurando che il governo garantirà la tutela degli italiani, ma ha invitato a utilizzare i canali umanitari già attivi, come il programma “Food for Gaza”, con cui l’Italia ha inviato oltre 200 tonnellate di aiuti.

Nel frattempo, migliaia di persone hanno salutato la partenza delle barche da Catania e Siracusa, tra cortei e presidi. “Dove fallisce la politica – ha detto l’eurodeputata Corrado – la società civile ricorda la necessaria tutela dei diritti umani fondamentali”.

La missione è carica di rischi, ma anche di speranza. Come ha detto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, la Flotilla rappresenta “un segno di resistenza e di vita di fronte a un popolo che viene condannato alla fame”.

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