27.05.2024
Avere la “Capitale mondiale della geotermia” ci consente una fonte energetica sostenibile a zero emissioni di CO2 e un teleriscaldamento 6/8 volte l’efficienza energetica termica delle pompe di calore. Nelle brine geotermiche anche il Litio, fondamentale per la produzione delle batterie di ultima generazione. Alla scoperta di Larderello.
Larderello, in Toscana, è conosciuta come la “Capitale mondiale della geotermia”. In questo Comune, oltre 100 anni fa, è nato un modello di sfruttamento proficuo dell’energia accumulata nel sottosuolo, ancora oggi un punto di riferimento per l’attività di ricerca in ambito geotermico che viene rilanciata dal recente accordo tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e Ricerca sul Sistema Energetico – RSE. «La geotermia ad alta, a media e a bassa entalpia è una fonte energetica sostenibile a zero emissioni di CO2. Nel primo caso le elevate temperature consentono di produrre vapore e, da esso, energia elettrica, come appunto accade a Larderello. Negli altri casi, la geotermia consente di favorire il teleriscaldamento o, semplicemente, di aumentare fino a 6 – 8 volte l’efficienza energetica termica delle pompe di calore» – sottolinea Franco Cotana, amministratore delegato di RSE.
«L’Italia vanta una lunga tradizione nel settore dell’energia geotermica, ricco di potenzialità. A testimoniarlo ci sono le numerose centrali presenti in particolare in Toscana. Ora, però, si vogliono mettere in campo tutte le iniziative necessarie a valorizzare la risorsa geotermica, per concorrere alla decarbonizzazione e all’indipendenza energetica del nostro Paese, che si candida a diventare centro nevralgico della ricerca scientifica in questo settore. L’INGV impiegherà tecnologie di avanguardia per la caratterizzazione dei sistemi geotermici idonei alla produzione di energia, che possono favorire in modo molto rilevante la transizione energetica ma finora sono state considerate in modo poco adeguato. Grazie alle sue risorse geotermiche, l’Italia può ambire a una posizione di leadership nell’Europa continentale, come produttore di calore, elettricità e materie prime critiche, assumendo un ruolo di eccellenza in uno dei settori energetici che oggi, invece, ci vede dipendere da Paesi lontani e al centro di note situazioni geopolitiche», rileva Michele de Nigris, che dirige il Dipartimento Sviluppo Fonti Energetiche di RSE. La collaborazione con l’INGV si concentrerà su attività di ricerca, da sviluppare nel breve-medio termine, che riguarderà l’impatto delle emissioni di metano geologico sulle emissioni totali di gas serra, la caratterizzazione geochimica dei fluidi geotermici e delle brine petrolifere per identificare materiali strategici, lo stoccaggio dell’idrogeno nei sistemi geologici, la valorizzazione della risorsa geotermica a bassa e media entalpia. Sul lungo termine, invece, si lavorerà su un progetto per l’aggiornamento delle mappe di temperatura del sottosuolo italiano fino a 4000 metri di profondità.
Le applicazioni dei risultati dell’attività di ricerca congiunta potranno essere molteplici. Basti pensare che le brine geotermiche possono contenere materie prime critiche come il Litio, indispensabile per la produzione delle moderne batterie per la mobilità elettrica e l’accumulo energetico.