02.02.2024
Andare sulle orme dell’Europa con la mobilità sostenibile è sempre più difficile in Italia. La crescita delle auto elettriche del 15% nel vecchio continente sperimenta una contrazione del 15% a casa nostra. In Cina +82% rispetto al 2021, negli Stati Uniti +51%, si cresce ovunque tranne che nel Bel Paese, dove la scelta è ancora poco economica.
L’auto elettrica si muove, anche se qui da noi ancora col freno innestato. Eppure, è una rivoluzione inevitabile, il problema è capirlo. Siamo troppo abituati a dividerci in fazioni da bar sport per viaggiare tutti verso lo stesso traguardo, ma il Pianeta chiede risposte. Allora, che fare? La soluzione è nei numeri, quelli che fotografano la realtà del nostro Paese e quelli da cui sarebbe meglio prendere esempio, per un’Europa che si uniformi e viaggi in un’unica direzione.
Il mercato globale delle auto elettriche ha vissuto una crescita significativa nel 2022, ma l’Italia ha sperimentato una contrazione del 15%. Questo dato, tratto da un rapporto sulle auto plug-in, che include vetture completamente elettriche e ibride ricaricabili, evidenzia le sfide che il nostro Paese deve affrontare lungo la strada verso la mobilità sostenibile. Il boom, neanche a dirlo, maggiore si è verificato in Cina (+82% rispetto al 2021), seguita dagli Stati Uniti (+51%) e dall’Europa (+15%). Paesi europei come Germania, Gran Bretagna e Francia già vedono una quota significativa di vetture elettriche sulle strade, con la Norvegia in testa con l’89%.
In contrasto, in Italia, solo meno del 10% delle nuove immatricolazioni riguarda auto elettriche. E questo divario rappresenta una sfida significativa.Anche perché, se affrontiamo l’argomento dal punto di vista della rete di ricarica, ecco che l’Italia sta seguendo l’andamento europeo, con circa 40.000 punti di ricarica pubblici alla fine del 2022. Ciò che manca, però, è la crescita delle infrastrutture proporzionata all’aumento delle auto. Gli obiettivi nazionali al 2030 prevedono uno squilibrio significativo, con un rapporto previsto di 1 a 40. Si deve fare di più. L’aspetto positivo, invece, è la crescente offerta di modelli con prestazioni tecniche più elevate, un’autonomia superiore del 20%, e tempi di ricarica notevolmente ridotti. Il punto debole resta il prezzo, sempre troppo elevato anche a causa del rincaro delle materie prime e dei prezzi dell’energia.
Il quadro è questo, siamo insomma a un bivio. E se è vero che, ancora, l’auto elettrica non rappresenta una soluzione economica, la via da prendere – per essere davvero a livello delle aspettative europee ed evitare di farci conquistare dalla Cina – è studiare un piano di investimenti per cambiare radicalmente la tendenza.
Negli Stati Uniti, che è uno dei Paesi più inquinanti al mondo, negli ultimi tre anni sono state annunciate 25 nuove gigafactories, ovvero fabbriche che hanno la capacità di produrre batterie che superano un gigawatt/ora, che equivale ad alimentare fino a 20.000 veicoli l’anno. I 60 miliardi promessi dal Governo americano riguardano molti Stati del sud, ma anche Detroit, la culla delle auto a combustibile fossile che ora sta rinascendo grazie a nuovi insediamenti e a start up che lavorano per la sostenibilità. In più, grazie a prestiti miliardari, i produttori delle batterie si stanno adoperando per sviluppare l’indispensabile industria del riciclo. Ci vuole dunque denaro, volontà di cambiare e molta inventiva. L’ultima non ci manca, il resto è un dovere da compiere.