21.08.2024
Antonio Montani, presidente del Club Alpino Italiano (CAI), spiega perché i volontari solo la forza del CAI, associazione libera nata nel 1863 su iniziativa di Quintino Sella.
Il fatto che il presidente del CAI si chiami Montani non può essere semplicemente uno scherzo del destino. La montagna è per lui una questione di DNA: il padre di Antonio Montani, infatti, era una guida alpina. L’amore per le montagne è però totale e le comprende tutte. «Crediamo erroneamente che siano montagne solo le Alpi del nord: non è così, gli Appennini sono luoghi meravigliosi. E cosa dire delle montagne calabresi? Stupende».
Far scoprire anche l’anima meno conosciuta della montagna, che sia quella meridionale, o quella innovativa e sostenibile, è uno dei compiti del CAI, che attualmente conta 350 mila soci. «In oltre 160 anni di storia abbiamo promosso l’escursionismo, il torrentismo, la speleologia, lo sci, l’alpinismo – spiega Montani –. Negli ultimi decenni ci stiamo occupando dello sviluppo delle Terre Alte». Era il 1991 quando il CAI costituiva un gruppo di lavoro per lo studio dell’insediamento umano nelle Terre Alte. In questo modo veniva portato sotto i riflettori la grave emergenza culturale in cui si trovavano vaste plaghe della montagna italiana abbandonate.
Oggi come allora è fondamentale l’attività dei volontari, impegnati anche nelle opere di censimento dei sentieri. «In Italia ci sono circa 160 mila chilometri di sentieri, dei quali più della metà è stato tracciato dal CAI, grazie all’attività di 6.000 operatori volontari formati che si prendono cura di queste vie – prosegue il presidente –. Se consideriamo che nel nostro Paese la rete autostradale è lunga circa 7.000 chilometri comprendiamo la grandezza dei cammini di montagna». «Interessato alle modalità operative degli addetti del CAI, il governo dell’Oman ci ha recentemente lo sviluppo di un progetto per la creazione di una rete di sentieri di montagna sulla falsariga di quella italiana», aggiunge Montani.
Nella nostra Penisola i cammini ad alta quota hanno una lunga storia, ereditata dall’iniziativa Sentiero Italia CAI. Nel 1983 alcuni giornalisti, tra cui Riccardo Carnovalini, Giancarlo Corbellini, Stefano Ardito e Furio Chiaretta, propongono l’idea del Sentiero Italia, un percorso che percorre tutto l’arco alpino, la dorsale appenninica fino all’Aspromonte e le isole maggiori. Il programma Sentiero Italia CAI nasce tra il 2018 e il 2019 per recuperare, riorganizzare e promuovere il tracciato rendendolo percorribile: 8000 km e i quasi 400 posti tappa, 5 milioni di passo percorsi dall’inizio del progetto e 16 parchi nazionali lungo la via.
Acqua Sorgente è il nuovo progetto di citizen scienze promosso dal Club Alpino Italiano. L’obiettivo è capire quante sorgenti sono presenti nei territori alpini e appenninici del nostro Paese, partendo da alcuni dati già disponibili: le 117.000 sorgenti ubicate lungo la Rete escursionistica italiana presenti in 25 database nazionali e regionali. «La montagna silenziosamente fornisce i servizi essenziali alla pianura, come l’acqua, che rappresenta un valore economico non solo per la valle, ma anche per le città – osserva Montani –. È importante rendersene conto, la politica sta facendo lo sforzo di introdurre concetti quali i servizi ecosistemici». Fanno parte dei servizi ecosistemici la produzione di beni, come il legname, i prodotti agricoli, sia i servizi resi dalla natura, di regolazione come la depurazione dell‘aria e dell’acqua o lo stoccaggio della CO2. La montagna fornisce ed è giusto che riceva un adeguato riconoscimento: «Stiamo parlando di un territorio fortemente antropizzato: l’ambiente naturale è modificato dalla mano dell’uomo che svolge continuamente attività di manutenzione che consentono la coltivazione dei boschi, la fornitura di acqua e legname, e molto altro». È il momento di valorizzare questi servizi portandone altri nei territori che si sviluppano in pendenza: «Servono asili, scuole, strutture sanitarie e connessione per consentire anche ai giovani non artigiani di rimanere nelle loro terre».