24 Aprile 2025
/ 23.04.2025

Appello dei popoli indigeni per la COP in Amazzonia: “Basta con il petrolio”

In vista della conferenza sul clima di Belem i popoli indigeni dell’Amazzonia alzano la voce contro le trivellazioni petrolifere che continuano a minacciare il loro territorio: “Dovete ascoltare chi nella foresta vive”

Mentre si avvicina la COP30, in programma a novembre a Belém, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana, le comunità indigene della regione alzano la voce contro le trivellazioni petrolifere che continuano a minacciare il loro territorio. Riuniti a Tarapoto, in Perù, leader di oltre 30 popolazioni indigene provenienti da Brasile, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia hanno lanciato un appello congiunto per fermare lo sfruttamento dei combustibili fossili nella foresta amazzonica.

Il messaggio lanciato durante l’Assemblea per un’Amazzonia Libera dai Fossili è chiaro: basta petrolio e gas nella foresta pluviale più importante del pianeta. Le comunità chiedono che i governi dell’area e la comunità internazionale si impegnino in modo concreto per interrompere nuove concessioni petrolifere, dismettere progressivamente quelle esistenti e favorire una transizione energetica che coinvolga direttamente le popolazioni locali.

Il popolo Mura

“È assurdo organizzare un vertice sul clima nell’Amazzonia mentre il nostro stesso governo mette all’asta nuovi blocchi petroliferi nello stato dell’Amazonas”, ha dichiarato Jonas Mura, rappresentante del popolo Mura. La sua comunità è tra quelle minacciate da nuovi progetti di estrazione del gas, sostenuti da ingenti finanziamenti statali. 

Secondo Mura, la pressione delle compagnie petrolifere è fortissima: tangenti, minacce e promesse di sviluppo vengono usate per dividere le comunità e ottenere consensi. Ma la sua risposta è stata netta: “Non possiamo barattare il futuro dei nostri figli per un pugno di soldi. Loro hanno armi e potere, noi abbiamo solo la nostra terra e il nostro arco”.

La dichiarazione finale dell’assemblea elenca una serie di richieste puntuali: il blocco immediato delle concessioni senza consenso delle comunità locali, l’interruzione degli investimenti in nuove infrastrutture fossili e l’avvio di un piano di eliminazione graduale delle attività già operative. Inoltre, i leader indigeni chiedono un accesso equo a fonti di energia rinnovabile e ai fondi internazionali per il clima, per poter sviluppare economie locali sostenibili.

Olivia Bisa, portavoce della nazione Chapra in Perù, ha sottolineato un punto spesso ignorato: “Si parla molto di transizione energetica, ma quasi mai ci si prende il tempo di ascoltare chi vive da secoli in armonia con la foresta. Noi vogliamo essere parte delle decisioni, non spettatori”.

La Commissione Internazionale Indigena

Nel tentativo di dare spazio alle voci indigene, il governo brasiliano ha istituito una Commissione Internazionale Indigena con il compito di rappresentare le comunità native nei negoziati globali. Tuttavia, i rappresentanti dei popoli amazzonici criticano l’ipocrisia di queste iniziative, che spesso coesistono con la promozione di nuovi progetti estrattivi nei loro territori.

“Il Brasile potrebbe guidare l’esempio globale nel contrasto ai combustibili fossili”, ha dichiarato ancora Jonas Mura. “Abbiamo l’occasione di proteggere non solo l’Amazzonia, ma il futuro del pianeta intero”.

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