Un gruppo di quaranta atleti di livello mondiale ha lanciato un appello urgente ai leader internazionali: servono subito più fondi per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Non si tratta solo di salvaguardare il futuro del Pianeta in senso astratto, ma di proteggere concretamente vite, comunità e attività sportive già oggi messe in crisi dal riscaldamento globale. L’iniziativa, promossa nell’ambito della campagna Adapt2Win, mira a spostare l’attenzione su un dato che parla da sé: meno del 10% dei finanziamenti climatici globali è destinato all’adattamento, mentre nel solo 2024 i disastri legati al clima hanno causato danni per oltre 400 miliardi di dollari.
Il cambiamento climatico è un avversario imprevedibile
Tra i firmatari della campagna ci sono nomi di spicco del panorama sportivo internazionale, dalla calciatrice brasiliana Tamires Dias al nuotatore romeno David Popovici, fino al tennista brasiliano Beatriz Haddad Maia e all’ex stella del calcio inglese Raheem Sterling. “Tutti noi impariamo ad adattarci – a nuove squadre, tattiche, avversari. Ma il cambiamento climatico è un avversario diverso. È più forte, più imprevedibile, e nessuno può affrontarlo da solo”, ha dichiarato Sterling, che ha ricordato l’impatto diretto che la crisi climatica sta già avendo nei Caraibi: “Ho visto come il cambiamento climatico sta rimodellando la vita nella mia comunità. Cop30 è il momento per i leader di sostenere le soluzioni che servono davvero”.
L’obiettivo della campagna è duplice: sollecitare un impegno concreto dei governi e, allo stesso tempo, dare visibilità ai progetti che già oggi mostrano come la resilienza sia possibile. Tra gli esempi citati figurano sistemi di allerta precoce via Sms contro la siccità in Kenya e la costruzione di strutture sanitarie resistenti al calore in Sierra Leone. Segnali che dimostrano come l’adattamento non sia un concetto astratto ma un campo d’azione reale, fatto di tecnologie, infrastrutture e conoscenze locali.
Il megafono
Il mondo dello sport, scelto come megafono di questo messaggio, è esso stesso una delle vittime più esposte del riscaldamento globale. Temperature estreme, piogge improvvise, campi allagati o arsi dal sole stanno alterando calendari, allenamenti e competizioni. La dimensione agonistica diventa così un simbolo del tempo che corre: se perfino chi vive di resistenza e disciplina sente di non avere più margini, significa che il problema ha superato da tempo la soglia di allarme.
Alla Cop30, che si terrà in Brasile, la campagna Adapt2Win presenterà un video dal tono inequivocabile: “This can either be the worst defeat in history or the greatest comeback of all time”. Il messaggio è chiaro: la crisi climatica è una partita globale e si gioca ora. Non basta più ridurre le emissioni, bisogna prepararsi alle conseguenze già in atto, soprattutto nei Paesi più vulnerabili.
Se lo sport ha sempre rappresentato l’idea di competizione leale e spirito di squadra, oggi diventa la metafora di una nuova alleanza necessaria: quella tra governi, comunità e cittadini per adattarsi a un mondo che cambia. Gli atleti lanciano un avvertimento semplice e potente: “Un rimbalzo è possibile, ma solo se si scende in campo adesso”. In gioco non c’è un trofeo, ma la possibilità di garantire un futuro abitabile. La grande sfida, come in ogni competizione decisiva, è tutta nel tempismo: reagire in tempo o restare a guardare mentre la partita del clima si perde sul terreno della nostra indifferenza.
