06.10.2023
Quei coloratissimi oggetti, che danzano nel vento e che tingono il cielo di tutti i colori dell’arcobaleno sono gli aquiloni. Antichi e moderni, da sempre hanno sollecitato un misterioso fascino nello spirito umano. Intervista alla restauratrice Nella Poggi che ci racconta la storia degli aquiloni attraverso i suoi restauri.
Inizia oggi il “One Sky One World – Un Cielo Un Mondo – Festival degli Aquiloni per la Pace”, è l’evento autunnale che arriva in seguito alla 43ª edizione del Festival Internazionale ARTEVENTO, a Cervia in provincia di Ravenna e proseguirà fino a domenica, l’evento e si propone come un potente simbolo di unione e fraternità, sostenendo gli obiettivi dell’Agenda ONU2030.
Proprio per capire meglio quest’oggetto tanto amato da grandi e piccini abbiamo incontrato Nella Poggi che ha curato il restauro di alcuni aquiloni, tra cui quello di Mimmo Paladino.
L’aquilone ha un grande fascino, per i bambini, ma anche per gli adulti. Come e dove nasce l’aquilone?
«Un po’ come per la storia della scrittura, che inizia già con le incisioni rupestri anche per la storia degli aquiloni la prima espressione o, meglio, reinterpretazione che abbiamo risale all’Homo sapiens (7mila anni prima di Cristo) e ai cosiddetti aquiloni nel deserto che non sono degli aquiloni incisi nelle grotte, ma sono stati scoperti attraverso delle perlustrazioni aeree intorno al 1920, soprattutto in Giordania e nella zona nord – occidentale della penisola araba. Dall’aereo non si capiva bene cosa fossero queste strutture nel deserto, che poi in tempi recenti, si sono rivelate come delle enormi trappole per animali, che aveva costruito l’homo sapiens proprio per la caccia e nello stesso tempo aveva anche interrotto la migrazione di animali. Sono stati chiamati aquiloni avevano delle forme particolari, a doppia V, e per questo definiti aquiloni nel deserto. L’idea dell’aquilone come figura leggiadra e simbolo di libertà assume, però, anche questo amaro significato, di estinzione di massa di alcune specie animali poiché questa fu la conseguenza. Per arrivare all’aquilone come lo intendiamo noi bisogna attendere il 470 A.C. quando un filosofo cinese, realizzò un primo aquilone in legno capace di volare. È questa la data di nascita che si tende a dare agli aquiloni, che vennero prima costruiti in legno e poi in bambù e le ali create con stoffe, foglie e con quella che viene comunemente chiamata carta di riso, anche se di riso non ha nulla, se non forse la liscivia ottenuta dalla cenere della paglia del riso durante la lavorazione delle fibre della Broussonetia papyrifera».
Quindi gli aquiloni sono addirittura antecedenti all’invenzione della carta?
«L’invenzione della carta, storicamente si fa risalire al 105 D.C., quindi, tra il 470 a.C. e 105 D.C., non si può escludere che l’uomo avesse creato una cosiddetta carta primordiale per far volare gli aquiloni. Nel 105 d.C. Cai Lun creò, in Cina, i primi fogli di carta. Questo segna l’avvio all’evoluzione della scrittura su carta fino ad arrivare alla stampa».
L’aquilone fa parte della tradizione di molti paesi, ma il suo viaggio è iniziato in Cina. Quali sono i paesi in cui la tradizione è ancora tenuta viva?
«Sicuramente in tutta l’Asia, partendo proprio dalla Cina e poi la Corea ed il Giappone. È Interessante incrociare la storia degli aquiloni e della loro diffusione con la linea del tempo e l’atlante della carta, perché troviamo molte informazioni nuove. La sua storia, quindi, facendola viaggiare ad esempio con la storia della carta, ci racconta e conferma che, come la carta, è passata dalla Cina alla Corea nel 500 D.C. e dalla Corea al Giappone, grazie ai monaci Buddisti, così si può dire dell’aquilone, che ancora oggi in questi tre paesi ha una tradizione molto viva».
È la storia di un viaggio che non conosce confini, sulle ali del vento, ma come è arrivato in Italia?
«Se parliamo di aquiloni di carta In Italia bisognerà aspettare diversi secoli, la carta arriva nel 1264 fu Fabriano che iniziò a produrre la carta filigranata con tutte le sue caratteristiche a partire dal riciclo di tessuti come lino e canapa. Noi inizialmente usavamo come supporto per la scrittura dei materiali diversi, e più comunemente, pelli degli animali (pergamene).
Tenendo presente che nella letteratura occidentale è Marco Polo che racconta nel Milione la tradizione degli aquiloni in Asia, forse le prime ali negli aquiloni italiani furono fatte con tessuti di seta»
Fine prima parte