26.08.2024
Bene all’economia, male all’ambiente. Tassa d’ingresso, limiti d’accesso, targhe alterne, big data. Variano le modalità con cui l’Italia si è decisa ad affrontare il turismo selvaggio quest’anno. Ogni Regione ha scelto il metodo più adatto alle sue esigenze. Abbiamo trovato la via maestra per un giusto equilibrio?
Il turismo per l’Italia è una risorsa fondamentale: nel 2023, con oltre 451 milioni di presenze, è valso il 13% del Pil nazionale. Un’ottima notizia al primo sguardo, ma che rivela il suo lato nero se si cambia l’angolazione. I numerosi arrivi nelle mete più ambite sono spesso difficili da gestire e comportano costi gravosi sia per l’ambiente che per i residenti che non riescono a vivere in quiete. L’overtourism è un fenomeno che pone quesiti importanti, ma di difficile soluzione. Se, infatti, da una parte i visitatori sono linfa vitale per le località in cui soggiornano, dall’altra mettono a rischio i territori su cui si riversano.
Il caso di Venezia ha fatto notizia. Da sempre di grande richiamo per i turisti italiani e internazionali, la città si è vista costretta a dover correre ai ripari per limitare i flussi di visitatori che rischiavano di intaccarne l’equilibrio precario. La soluzione che ha scelto contro l’overtourism è stata quella di introdurre l’obbligo di prenotazione per le visite in giornata in giorni specifici, e il pagamento di un contributo di 5 euro.
Venezia non è un caso isolato, anche se è quello che ha generato più scalpore. In Sardegna contro l’overtourism si è scelto di rendere a numero chiuso una dozzina di spiagge tra quelle più prese d’assalto nella stagione estiva. La possibilità di accessi giornalieri è variabile: alla Rena Bianca di Santa Teresa di Gallura ne sono consentiti un migliaio mentre a Cala Coticcio solo 60. Anche i costi cambiano a seconda della località: 7 euro per prendere il sole a Cala Goloritzé a Baunei, 1 euro soltanto per Lu Impostu a San Teodoro. Limitare l’accesso ai visitatori è una misura che è stata messa in atto anche a Sirolo, per la celebre spiaggia delle Due Sorelle. Dall’Adriatico al Tirreno, la soluzione non cambia: ingressi contingentati anche in Liguria, sulla Via dell’Amore alle Cinque Terre è consentito il passaggio a 100 persone ogni 15 minuti. A Sestri Levante la Baia del Silenzio è aperta a 500 visitatori al giorno e dall’estate prossima è previsto un ticket.
Se mettere paletti agli accessi o biglietti da pagare pare essere l’opzione preferita per arginare l’overtourism, alcune località puntano sul limitare la viabilità per evitare il sovraffollamento. Da qualche anno è consentito a sole 800 auto di risalire la strada che porta ai Laghi di Braies: permesso di transito e diritto di parcheggio sono concessi previa prenotazione e pagamento di una quota. Da quasi dieci anni è stato limitato anche il traffico verso le Tre Cime di Lavaredo. Dal 2025 il Lago di Molveno sfrutterà i big data per gestire i flussi di vacanzieri, rendendo disponibili i parcheggi solo a chi riserva per tempo. Anche le isole del Golfo di Napoli, da Ischia a Capri, hanno trovato nella gestione della viabilità la soluzione migliore e hanno posto vincoli all’ingresso e alla circolazione di auto e moto, mentre sulla Costiera Amalfitana sono tornate le targhe alterne.
Certo, si tratta di soluzioni parziali che non risolvono completamente il problema e che spesso rischiano di scontentare sia i visitatori che i residenti. Trovare un equilibrio tra la necessità di promuovere il turismo e arginare il sovraffollamento non è una sfida semplice, ma attivarsi per rispondere all’esigenza è quanto mai necessario.