27 Settembre 2025
/ 26.09.2025

Arriva la destagionalizzazione per guarirci dall’overtourism

Intervista a Stefano Landi, docente di Economia e Marketing del Turismo: “Ecco le ragioni per cui il turismo sta cambiando”. Tra gli esempi positivi: Portogallo, Creta e Tenerife

Destagionalizzazione. È questa la parola magica per guarirci dall’overtourism. L’unica che può mettere d’accordo gli operatori del settore e le persone che vivono nei territori percepiti come interessanti per una vacanza o per un breve momento di relax. L’unica capace di stemperare tensioni che arrivano alla rivolta aperta contro i turisti. A Barcellona (ma anche in altre città europee) ci sono state manifestazioni contro il turismo di massa: i manifestanti hanno usato pistole ad acqua bagnando i turisti per denunciare l’aumento dei prezzi e la diminuzione della qualità della vita.

Del resto non potrebbe essere altrimenti con un’industria turistica che insiste nell’incanalare un numero crescente di persone in un imbuto molto stretto. Se nel 1950, secondo un documento dell’Organizzazione mondiale del turismo (“The Changing Face of Tourism”), gli arrivi internazionali si fermavano a quota 25 milioni, nel 2024 si sono registrati in tutto il mondo circa 1,4 miliardi di arrivi internazionali per pernottamenti. Dove per tutto il mondo si intende un territorio piuttosto ristretto, visitato soprattutto in una piccola frazione dell’anno, sostanzialmente agosto e dintorni.

Il lavoro cambia, le vacanze cambiano

“Il problema è innegabile, ma per fortuna la spinta alla destagionalizzazione sta crescendo per varie ragioni”, ricorda Stefano Landi, docente di Economia e Marketing del Turismo e della Comunicazione del Territorio alla Luiss e fondatore di SL&A turismo e territorio. “La prima è la crescita del settore terziario. Dopo la drastica riduzione della quota di lavoro assorbita dall’agricoltura, si è verificato anche un consistente decremento del numero delle persone impegnate nel settore industriale. Cresce il terziario, cioè il mondo dei servizi che, dovendo assicurare la continuità delle prestazioni, deve diluire le ferie in un periodo ampio”.

La seconda ragione della spinta alla destagionalizzazione è la difesa della qualità della vacanza. C’è chi, soprattutto tra i giovani, ama la compagnia, ma tutto ha un limite: quando si arriva alla congestione degli spazi scatta l’effetto boomerang.

Le scelte degli amministratori locali

Poi, continua Landi, ci sono le scelte degli amministratori locali: “Alcune Province e Regioni, come Trento, Bolzano, il Veneto cominciano a muoversi con decisione in direzione della destagionalizzazione concentrando tutta la promozione turistica sulla ‘bella stagione’, quella che esclude il periodo di picco. Una decisione utile anche dal punto di vista occupazionale perché aiuta a formare posti di lavoro stabili, non stagionali. E in Italia ne abbiamo bisogno: c’è una carenza di lavoratori qualificati nel settore turistico, tanto che cerchiamo di fare accordi in questo senso con Paesi come la Tunisia e l’Egitto”.

Infine è arrivata la crisi climatica a dare il colpo di grazia alla corsa verso il pienone agostano. La continua crescita della temperatura sta rendendo già oggi – e ancor di più in futuro – poco allettanti ad agosto le mete più calde della villeggiatura.

Dunque la spinta alla destagionalizzazione delle vacanze ha vari motori e tutti convergenti. L’Italia però è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei. In Francia le pause scolastiche sono divise in quattro blocchi. E in Germania c’è una rotazione delle vacanze tra i vari Land.

L’esempio del Portogallo

“Per questo faremmo bene ad accelerare prendendo spunto dalle località che più stanno facendo sotto questo profilo”, conclude Landi. “Penso in primo luogo al Portogallo che da questo punto di vista ha una lunga storia visti i legami storici con la Gran Bretagna che hanno portato a uno sviluppo delle presenze straniere lungo tutto l’anno, soprattutto in Algarve dove si è sviluppata anche l’offerta del golf. Mentre sulla costa il Paese vanta di essere il numero uno al mondo per il windsurf e il kitesurf. La capitale mondiale del surf estremo è Nazarè la ‘mecca delle onde gigantiì create dal suo Canyon sottomarino, il Canhão da Nazaré. Si dice che sia stata misurata qui l’onda più alta del mondo: 35 metri. Calcolando che noi già per quelle di due metri parliamo di cavalloni…”

A Creta l’idea di superare il turismo mordi e fuggi legato esclusivamente all’estate non è più solo un auspicio. L’isola greca ha cominciato a muoversi concretamente verso un allungamento della stagione: la compagnia aerea SKY express, in collaborazione con l’ente nazionale del turismo, ha avviato un progetto pilota che mantiene i voli diretti da Parigi a Heraklion fino alla fine di novembre, ben oltre la tradizionale chiusura autunnale. Anche gli albergatori hanno confermato che una parte delle strutture resterà operativa più a lungo, sottolineando che il caldo e la varietà dell’offerta – dai siti archeologici alle escursioni in montagna – consentono di attrarre visitatori fuori dai mesi canonici.

La scelta delle Canarie

Anche Tenerife e, più in generale, le Canarie si stanno muovendo in questa direzione, con un approccio che intreccia sostenibilità e gestione dei flussi. Il governo regionale ha approvato un Plan de Turismo 2025 e un piano strategico “Canarias Destino 2025-2027” che mirano a ridurre la pressione del turismo concentrato nei picchi stagionali, diversificando mercati e periodi di visita. L’obiettivo dichiarato è rendere il turismo più armonico con la vita quotidiana dei residenti, proteggendo le risorse ambientali e offrendo opportunità di viaggio anche fuori stagione. In questo quadro, iniziative come il rafforzamento del segmento congressuale e i progetti di turismo responsabile contribuiscono a diluire i flussi lungo tutto l’anno, evitando l’overdose nei mesi estivi.

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