18.08.2023
Aumentano gli episodi di annegamento durante il periodo estivo, anche per gli italiani. Sono 34mila i migranti annegati dal 2014. Per l’ONU è un’importante questione internazionale che non conosce età e colore di provenienza. Nasce la Risoluzione sulla prevenzione globale dell’annegamento.
Aumentano gli episodi di annegamento durante il periodo estivo, sia in mare che nei fiumi, torrenti, nelle piscine, parchi acquatici, ma anche, per i piccoli, nelle vasche da bagno in casa.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Salute, ogni anno muoiono a causa dell’annegamento 236.000 persone. È una delle dieci principali cause di morte per le persone di età compresa tra uno e 24 anni. La fascia più giovane è quella maggiormente colpita dal fenomeno, primi fra tutti i bambini dagli uno ai nove anni. L’annegamento risulta essere la terza causa di morte per lesioni non intenzionali al mondo.
È chiaro che non stiamo parlando, in questo caso, dei numeri delle morti per annegamento dei migranti, su cui si cala un silenzio assordante e su cui i conti non tornano mai: secondo il Missing Migrants Project dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), circa 34mila persone sono annegate nel corso di migrazioni in mare, ma la raccolta dei dati è iniziata solo dal 2014.
Per gli annegamenti è solo dal 28 aprile del 2021, che, su iniziativa di Irlanda e Bangladesh, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva adottato una Risoluzione sulla prevenzione globale dell’annegamento, riconoscendola per la prima volta e indicando il 25 luglio come Giornata internazionale per la prevenzione dell’annegamento.
La Risoluzione stabilisce la prevenzione degli annegamenti come un’importante questione internazionale, riconosciuta da tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite e stabilisce un quadro di azioni che ogni paese dovrebbe intraprendere per prevenire gli annegamenti.
Questo luglio 2023 ci sono state diverse iniziative e ad esempio Legambiente, Croce Rossa e Ciac di Parma, assieme ad AIPo e Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, avevano diffuso volantini in quattro lingue per informare chi frequenta i fiumi sulle regole di rispetto e di sicurezza. I dati confermano che i diversi episodi di cronaca di annegamenti sono dovuti primariamente a non osservanza delle normative e a irresponsabilità.
L’alcol è causalmente associato al 26% di tutti i decessi per annegamento negli Stati dell’Unione europea. Le altre cause sono inesperienza, poco buon senso, distrazione da parte dei genitori. Tra le misure comprovate per la prevenzione dell’annegamento, visibili sul sito dedicato delle Nazioni Unite, vi sono l’installazione di barriere che limitino l’accesso all’acqua, l’insegnamento del nuoto e della sicurezza in acqua ai bambini di età scolare e la formazione di personale qualificato addestrato alle tecniche di salvataggio e rianimazione.
Si segnala anche il progetto europeo BEWARE che mira a costruire un modello di processo partecipativo per il miglioramento della sicurezza e della resilienza idraulica e per fare formazione e prevenzione sul territorio con la costruzione anche di nuove professionalità, con l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Encomiabile l’impegno della Federazione Italiana Nuoto per i corsi di prevenzione, formazione e che, nell’ambito delle iniziative collegate ai campionati europei di nuoto, aveva presentato un nuovo progetto federale “Io e l’acqua – nuotare in sicurezza” – “Per evitare un mare di guai”.