08.11.2024
Vedere il mondo attraverso gli occhi di una Barbie? A New York si celebra la bambola della Mattel, protagonista di una mostra al Museum of Arts and Design. Oltre 250 bambole d’epoca, interviste, spot pubblicitari, video e sezioni narrative dalla collezione privata di David Porcello. La mostra.
La bambola più famosa al mondo protagonista di una mostra al Museum of Arts and Design (Mad) di New York. Si tratta della Barbie, un giocattolo, si fa per dire, che in 65 anni di storia è stato testimone dei cambiamenti culturali della società e li ha abbracciati al punto da influenzare le tendenze.
“Barbie®: A Cultural Icon”, curata da Karan Feder, fino al 25 marzo del 2025 ripercorre il percorso della bambola dal suo debutto nel 1959 fino all’epoca attuale. In mostra oltre 250 bambole d’epoca, oltre a interviste, spot pubblicitari, video e sezioni narrative dalla collezione privata di David Porcello e della Mattel. Il percorso inizia con la Barbie numero 1, lo stesso modello che, con indosso un costume zebrato e i capelli raccolti in una coda di cavallo, nel 1959 venne accolto con scetticismo alla New York Toy Fair, la fiera del giocattolo della Grande Mela. Il motivo? La bambola prendeva le distanze dagli altri giocattoli dell’epoca, aveva infatti le sembianze di un adulto. Ma come spesso accade, la critica perde di vista il gusto del grande pubblico, il successo di Barbie fu immediato, il mondo fu stregato da quella bambola e dalla sua filosofia.
Una filosofia che va tracciata nelle intenzioni della sua creatrice, Ruth Handler, la quale, dopo aver fondato la Matteò con il marito Elliot e Harold Matson, decise di dedicare una bambola alla figlia Barbara, la musa ispiratrice di Barbie (il nome è un’abbreviazione di Barbara, ndr). Fu proprio osservando la bambina che giocava creando bambole di carta alle quali dava ruoli da adulti, che la Handler si rese conto delle potenzialità di un giocattolo dalle caratteristiche di un adulto. Così nacque Barbie, la bambola con un corpo conturbante e la possibilità di essere tutto ciò che vuole senza mai perdere di vista la moda.
Gli anni passano, i tempi si evolvono e così Barbie diventa astronauta, indossa la minigonna, celebrando Mary Quant, rende omaggio a Jackie Kennedy, diventa la prima di colore, e si rende anche conto che la perfezione non è l’unica realtà possibile, ed ecco la Barbie all’insegna dell’inclusività: con la sindrome Down, non vedente, con protesi, senza capelli e con vitiligine. “Barbie®: A Cultural Icon” mette in mostra anche la famosa Barbie Dreamhouse (la casa dei sogni) e quello che viene definito il suo eterno fidanzato, Ken, creato nel 1961.