Secondo i dati presentati da Legambiente al Forum Blue Economy 2025, questo settore rappresenta il 10,2% del Pil nazionale, con un giro d’affari da 47 miliardi di euro all’anno e circa un milione di persone impiegate. Un universo fatto di pesca, turismo costiero, portualità, tutela degli habitat, energia marina e molto altro. Ora la sfida è coniugare crescita economica e rispetto degli ecosistemi, perché senza mari sani non c’è futuro possibile.
Le Cinque Vele della sostenibilità
È proprio valutando questo equilibrio tra sviluppo e tutela il criterio che Legambiente e Touring Club Italiano assegnano ogni anno le Cinque Vele, riconoscimento alle migliori località marine e lacustri italiane. La guida “Il mare più bello 2025” incorona 30 destinazioni (20 marine e 10 lacustri) che brillano per qualità ambientale, gestione del turismo, servizi sostenibili e attenzione alla biodiversità.
In vetta alla classifica marina domina il Sud, con cinque Comuni che rappresentano anche il meglio dell’impegno per la tutela delle tartarughe marine: Domus de Maria (Su) con la nuova area marina protetta di Capo Spartivento, Pollica (Sa), Nardò (Le), Baunei (Nu) e San Giovanni a Piro (Sa). Tutti “Comuni amici delle tartarughe”, ovvero aderenti a un protocollo che prevede azioni concrete come la pulizia manuale delle spiagge, la riduzione dell’inquinamento luminoso, la formazione dei gestori balneari e il monitoraggio dei nidi.
La Sardegna guida la classifica regionale con sei località premiate, seguita da Puglia e Campania con rispettivamente cinque e tre comuni a testa dove sventolano le cinque vele. Per quanto riguarda i laghi, il primato va ancora una volta a Molveno (Tn), seguito da Monticolo (Bz) e Avigliana Grande (To).
Più tartarughe, più consapevolezza
Se le Vele rappresentano la sintesi delle buone pratiche, l’altro indicatore chiave è il numero dei “Comuni Amici delle Tartarughe”, più che triplicato in un solo anno: dai 33 del 2024 ai 103 del 2025. Questo boom dimostra come il tema della biodiversità marina stia entrando con forza nell’agenda dei territori.
Oltre a nuove adesioni come Roma (litorale di Ostia), Genova, La Maddalena, Tropea, Ugento, spiccano le 38 aree protette costiere che hanno firmato il protocollo, tra cui tre novità pugliesi: il Parco di Porto Selvaggio, quello del litorale di Ugento e il Parco della Costa di Otranto e Leuca. La Campania è in testa con 25 Comuni amici delle tartarughe, seguita da Puglia (15), Calabria (13) e Lazio (12).
Turismo sì, ma senza soffocare i territori
La questione dell’overtourism è uno dei nodi cruciali per il futuro del turismo costiero. Le quattro buone pratiche raccontate da Legambiente al Forum Blue Economy mostrano che un’altra strada è possibile.
Alle Cinque Terre, ad esempio, si gestisce l’accesso ai sentieri e si limitano le barche a motore nell’area marina protetta. Nell’Arcipelago Toscano si regolamenta l’accesso alle isole più fragili. In Sardegna la piattaforma Oikos consente la prenotazione contingentata delle spiagge. Sul lago di Garda, infine, la rete Garda Green mette in rete strutture ricettive impegnate in un protocollo di sostenibilità riconosciuto anche a livello europeo.
Il mare è una risorsa da proteggere, non da spremere
“Per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e affrontare la crisi climatica – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – serve una blue economy davvero sostenibile, che promuova occupazione e innovazione ma tuteli habitat e biodiversità con una governance chiara e condivisa”.
Serve una strategia marina nazionale efficace, la ratifica del trattato sull’Alto Mare e una spinta alla pesca artigianale costiera, settore che coniuga basso impatto ambientale e forte tenuta occupazionale. In parallelo, è urgente completare la mappatura delle aree marine da proteggere e rafforzare la gestione dei siti Natura 2000.
Strumenti per proteggere il mare
A supportare questa visione è anche il progetto europeo Life Sea.Net, coordinato da Legambiente e cofinanziato dal programma LIFE. Obiettivo: fornire agli enti gestori degli ecosistemi marini una vera “cassetta degli attrezzi” per una governance efficace. In Italia, dei 281 Siti di Interesse Comunitario in mare, solo 119 hanno un piano di gestione attivo. Una lacuna da colmare al più presto, per trasformare la biodiversità marina da fragile eredità a solida base per lo sviluppo.
Il mare italiano può essere ancora più bello, ma solo se impariamo a guardarlo non come una risorsa da sfruttare, bensì come un bene comune da custodire. Le Cinque Vele non sono una medaglia, ma una direzione da seguire. E il vento, stavolta, sembra soffiare nella giusta direzione.