C’erano state ampie anticipazioni sul disegno di legge che straccia l’accordo sulla caccia del 1992 e dà via libera alle doppiette. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida le aveva smentite in modo secco. Ora il ddl è ufficiale. Carta canta, non si può più smentire. È stato ufficialmente depositato in Senato un nuovo disegno di legge che ha come primo firmatario il senatore Lucio Malan (FdI). Il testo – non più un’iniziativa del governo come annunciato mesi fa dal ministro dell’Agricoltura –porta il sigillo della maggioranza.
E il giudizio delle 46 sigle ambientaliste, animaliste, scientifiche e del comparto economico sostenibile che avevano lanciato l’allarme sulle conseguenze della deregulation venatoria, resta immutato dopo aver letto il testo ufficiale: “Il ddl presentato in Parlamento ricalca quasi integralmente la bozza ministeriale già resa pubblica dalle associazioni. Le modifiche apportate sono minime e del tutto insufficienti a mitigare la gravità del provvedimento”.
Il Wwf ha pubblicato un’analisi dettagliata sul testo ufficiale depositato al Senato, evidenziando le criticità di quella che definisce una “controriforma inaccettabile” che espone la biodiversità a nuovi rischi, riduce i controlli e rafforza il potere delle lobby venatorie.
Le novità più controverse
Rispetto alla bozza circolata qualche modifica c’è stata. Ad esempio si esclude il demanio marittimo dalle aree in cui si può cacciare; è stato eliminato il punto che consentiva gare di caccia con i cani anche di notte e in periodi di nidificazione; è stata eliminata la possibilità di caccia dopo il tramonto. Ma la struttura dell’attacco alla legge sulla caccia è rimasta immutata. Ecco i principali punti evidenziati dal Wwf:
- Allungamento della stagione venatoria: il ddl prevede la possibilità di estendere la caccia anche oltre il 31 gennaio, quindi in pieno periodo di migrazione prenunziale, quando gli uccelli si spostano verso i siti riproduttivi.
- Indebolimento del ruolo dell’Ispra: i pareri dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale non saranno più vincolanti, lasciando ampio margine alle decisioni politiche regionali. La scienza passa in secondo piano.
- Cattura di uccelli vivi per i richiami: viene reintrodotta la possibilità di catturare uccelli selvatici da usare come richiami vivi, pratica già oggetto di contestazione da parte dell’UE.
- Caccia nei boschi demaniali: oggi esclusi, questi territori diventerebbero aree accessibili alla caccia. Un colpo all’idea di “bene comune” e di tutela degli spazi pubblici.
- Via libera alle aziende venatorie: potranno operare tutto l’anno, anche nei periodi di chiusura della caccia, previa “valutazione di incidenza”.
- Più armi e meno limiti: si elimina il numero massimo di appostamenti fissi, si permette la caccia agli ungulati anche in presenza di neve.
In sintesi: “La fauna non è più un bene da proteggere, ma una risorsa da sfruttare. Una concessione politica – si legge nel documento – che apre la strada a un uso più disinvolto delle deroghe, già al centro di una procedura di pre-infrazione avviata dalla Commissione europea nel 2023”.
Reazioni: nasce un fronte di opposizione
Dunque con il governo Meloni il peso politico dei cacciatori aumenta mentre il loro numero diminuisce: nel 2023, secondo i dati della Polizia di Stato elaborati dal portale BigHunter, i porti d’arma uso caccia erano 571.000, in costante calo rispetto al passato.
Cresce il peso della lobby venatoria ma cresce anche l’opposizione. A dar voce al fronte contrario è la deputata Luana Zanella (AVS), che ha proposto l’apertura di un tavolo di confronto con le 46 sigle che hanno firmato il documento congiunto di denuncia. “Questo ddl – ha dichiarato – ripropone il peggio delle lobby venatorie e delle armi: allungamento della stagione in piena migrazione, cattura degli uccelli per richiami vivi, caccia nei boschi demaniali, svilimento della scienza, aumento del rischio per le persone. Mi appello a tutte le forze progressiste per una risposta unitaria”.
E la spinta non viene solo dalle doppiette. Contro la liberalizzazione della caccia c’è un’Italia molto più ampia – milioni di escursionisti, ciclisti, bird-watcher – che rischia di trovarsi il sentiero sbarrato da un cartello “attenzione, battuta in corso” anche nei boschi demaniali.
Il percorso parlamentare
Non è detto comunque che la deregulation venatoria passi. Il ddl è stato assegnato alla commissione Ambiente del Senato. Se supererà il primo esame, passerà alla Camera. Le opposizioni si preparano a dare battaglia con una valanga di emendamenti. Le associazioni ambientaliste chiedono di essere ascoltate in audizione e ribadiscono la necessità di un confronto basato su dati scientifici, non su slogan.
Il rischio, se il testo non verrà modificato, è quello di un autunno parlamentare ad alta tensione, con la biodiversità italiana ancora una volta al centro di un conflitto che ha nel mirino, oltre agli animali, l’Unione Europea e le sue direttive a difesa dell’equilibrio degli ecosistemi.