30 Ottobre 2025
/ 30.10.2025

Caccia, da 55 associazioni appello a Mattarella

Scatta l’allarme del mondo ambientalista: “Norme incostituzionali e fuori luogo nella legge di Bilancio”

Cinquantacinque associazioni, dal Wwf alla Lav, dalla Lipu a Greenpeace, hanno firmato una lettera urgente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendogli di fermare quella che definiscono “una riforma della caccia nascosta nella legge di Bilancio”.

L’accusa è pesante: dietro gli emendamenti che alcuni esponenti della maggioranza intendono presentare alla Manovra ci sarebbe il tentativo di far passare parti del disegno di legge, in discussione al Senato, che punta a una deregulation dell’attività venatoria.

“È un’iniziativa clamorosa e gravissima”, scrivono, “Presidente, la fermi!”. Le associazioni denunciano “manovre di corridoio tra governo e maggioranza atte a sbloccare la riforma della caccia attraverso lo strumento, assolutamente improprio, della legge di Bilancio”. Il contenuto degli emendamenti riguarda, precisa la denuncia, questioni estremamente delicate: l’estensione dei periodi di caccia, la possibilità di catturare piccoli uccelli selvatici come richiami vivi, la caccia agli uccelli migratori nel periodo pre-riproduttivo. Tutte misure, ricordano, che violerebbero la Direttiva Uccelli dell’Unione Europea e riaprirebbero procedure d’infrazione già chiuse a fatica.

Un precedente pericoloso

Nel testo si sottolinea come l’operazione contrasti con l’articolo 9 della Costituzione, che tutela esplicitamente la biodiversità, e con le regole stesse della democrazia parlamentare. “La legge di Bilancio”, avvertono, “non può essere usata come espediente per far passare norme che nulla hanno a che vedere con la materia economica e finanziaria”. Le associazioni ricordano anche un precedente: nella Manovra del 2023 furono inseriti emendamenti che modificarono la legge quadro 157/1992 sulla fauna selvatica, provocando l’apertura della procedura d’infrazione INFR(2023)2187 da parte della Commissione europea.

La lettera è firmata da un arco vastissimo di sigle: Afni, Enpa, Lipu-BirdLife Italia, Marevivo, FederTrek, Pro Natura, Mountain Wilderness, Oipa, Lav, Lega per l’Abolizione della Caccia, fino al Club Alpino Italiano e Greenpeace. “Ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente”, concludono, “garante della Costituzione e delle regole della democrazia, chiedendo di fare quanto in Suo potere per dissuadere da questa iniziativa lesiva nella sostanza e nella forma dei principi costituzionali”.

Interviene anche il Pd

Mentre il fronte ambientalista fa appello al Quirinale, il Partito Democratico interviene con due comunicati che esprimono posizioni diverse. “Come denunciato dalle associazioni animaliste sembra che sia in corso l’ennesimo blitz sulla caccia da parte della maggioranza che, con una forzatura delle procedure, vorrebbe inserire parti del Ddl Malan, oggi arenato in commissione da oltre 2.000 emendamenti e fortemente criticato da parte dell’opinione pubblica, sotto forma di emendamenti alla legge di bilancio”, dichiarano in una nota congiunta le deputate del Pd, Eleonora Evi e Patrizia Prestipino. “Se questo fosse confermato sarebbe un sotterfugio, un artificio per continuare il lavoro di deregolamentazione della caccia, una materia che non c’entra nulla con la manovra, senza alcun vero confronto, senza trasparenza, senza valutazioni scientifiche. La maggioranza agisce, ancora una volta anche in questa legge di bilancio come in quelle precedenti, per corrispondere agli interessi della lobby degli armieri e della parte più ambigua del mondo agricolo venatorio, in un clima che riduce il Parlamento a dare copertura a pratiche venatorie illecite e al bracconaggio e in cui aumentano i rischi di incidenti anche mortali, come dimostra il numero dei sinistri. Siamo di fronte ad una forzatura inaccettabile che denunciamo ai presidenti di Camera e Senato ai quali chiediamo di agire per fermare questa grave iniziativa lesiva dei principi costituzionali e delle procedure democratiche”.

“Non ci sono leggi intoccabili”, dicono invece i deputati dem Stefano Vaccari, Antonella Forattini, Maria Stefania Marino e Andrea Rossi, “soprattutto se dopo trentatré anni di applicazione, come nel caso della legge 157, emergono elementi che suggeriscono miglioramenti. L’errore, però, è quello che stanno facendo governo e destre: imporre le modifiche con un colpo di mano”. Secondo questo gruppo di parlamentari del Pd, la strada corretta sarebbe stata un’altra: presentare la relazione sullo stato di applicazione della legge 157, come richiesto fin dall’inizio della legislatura, e poi aprire in Parlamento un percorso di revisione condiviso. “Alla destra”, aggiungono, “interessa solo la propaganda, tanto che al Senato la riforma si è arenata e ora prova a rientrare dalla finestra della Manovra. Noi abbiamo presentato emendamenti per rendere più concreta la gestione del territorio e la tutela della biodiversità, rafforzando il ruolo pubblico degli Ambiti territoriali di caccia e creando sinergie con la legge sulle aree protette”.

Sul tema è intervenuta anche la maggioranza esprimendo apprezzamento per la parte del Pd che ha aperto al dialogo sulla revisione della legge. “Dopo mesi di bugie anche il Pd ammette che la 157/92 è da rivedere in Aula esattamente come il ministro Lollobrigida ha affermato da mesi e come il centrodestra ha proposto di fare. Nessun colpo di mano ma il percorso più rispettoso del Parlamento in tempi rapidi. Una legge vecchia di 33 anni e per gran parte obsoleta va aggiornata e migliorata. Con qualche anno di ritardo anche l’opposizione si rende disponibile a farlo: prendiamo atto con soddisfazione ma avvertiamo che non intendiamo perdere ulteriore tempo”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, presidente della commissione Agricoltura di Palazzo Madama.

CONDIVIDI
Ponte Stretto di Messina
Gaza

Continua a leggere