24 Maggio 2025
/ 22.04.2025

Cambiamento climatico: un miliardo di bambini a rischio

L’allarme di Unicef Italia sugli effetti del cambiamento climatico: il 90% del carico globale delle malattie associate alla crisi climatica e all’inquinamento colpisce i bambini sotto i 5 anni

Quasi un miliardo di bambine, bambini e adolescenti sta crescendo in contesti messi a dura prova dal cambiamento climatico. È il dato più allarmante contenuto nell’ultima nota diffusa da Unicef Italia, che lancia l’allerta sull’impatto sempre più evidente che la crisi ambientale sta avendo sull’infanzia e sull’adolescenza. L’occasione è la Giornata Mondiale della Terra, ma l’analisi non si limita al quadro ambientale: l’attenzione è puntata anche sugli effetti che l’ansia climatica sta generando nella salute mentale delle nuove generazioni.

Quasi la metà dei 2,4 miliardi di bambini e ragazzi nel mondo è esposta a una combinazione pericolosa di shock climatici e ambientali. Eventi metereologici estremi, degrado del territorio, inquinamento dell’aria e carenze idriche minacciano non solo il benessere fisico, ma anche quello emotivo e psicologico. Basti pensare che circa il 90% del carico globale delle malattie associate alla crisi climatica e all’inquinamento colpisce i bambini sotto i 5 anni.

Uno su cinque soffre di ecoansia

Le città, e non solo quelle del Sud globale, stanno diventando sempre meno vivibili anche per i più piccoli. Le ondate di calore, che colpiscono ormai con una frequenza doppia rispetto a 60 anni fa, interessano attualmente 466 milioni di minori in tutto il mondo: uno su cinque. Gli effetti di questi fenomeni non sono solo fisici. Secondo l’Unicef, i minori coinvolti in disastri ambientali sperimentano frequentemente sintomi di disagio psicologico che rischiano di avere conseguenze a lungo termine sulla loro salute mentale.

Per fotografare questa realtà in Italia, Unicef e YouTrend hanno condotto un’indagine dal titolo “Crisi climatica ed ecoansia in Italia. Preoccupazioni ambientali e salute mentale”, focalizzata proprio sul legame tra percezione del cambiamento climatico ed effetti psichici, soprattutto tra i più giovani.

Il sondaggio ha rivelato che il termine “ecoansia” è conosciuto dal 24% degli italiani. Quando viene spiegato, il 22% riconosce di provare un’ansia compatibile con questa condizione. Una percentuale non trascurabile, se si considera che il 7% riferisce di avvertire sintomi fisici – come mal di testa, nausea, tensione muscolare o palpitazioni – almeno una volta a settimana in relazione alla preoccupazione per l’ambiente. Il 9%, invece, accusa pensieri ricorrenti e incontrollabili con la stessa frequenza.

Il 69% teme che la crisi climatica abbia compromesso il futuro 

Il peso psicologico della crisi climatica sembra condizionare anche scelte fondamentali della vita. Tra gli adulti sotto i 45 anni, il 32% afferma di sentirsi scoraggiato all’idea di avere figli per paura di ciò che potrebbe riservare il futuro. La preoccupazione per il destino delle prossime generazioni è diffusa: il 69% degli intervistati teme che la crisi climatica abbia compromesso in modo irreversibile il futuro dell’umanità, mentre il 60% dichiara di non riuscire, talvolta, a controllare le ansie legate all’ambiente.

Non mancano però segnali di impegno e responsabilità. Il 68% degli intervistati sente il dovere di adottare comportamenti sostenibili, e il 61% prova disagio quando non riesce a farlo. Tra le azioni più diffuse, spicca la raccolta differenziata (68%), seguita dalla riduzione del consumo d’acqua (49%) e dall’attenzione ai consumi energetici (40%). Inoltre, il 28% ha ridotto drasticamente il consumo di carne, il 20% evita l’uso dell’auto privata o dell’aereo per le vacanze, e circa un quinto compra o vende abiti di seconda mano.

Tuttavia, le informazioni sul cambiamento climatico non raggiungono tutti allo stesso modo. Mentre il 78% della popolazione generale dichiara di leggere o ascoltare notizie sul clima almeno tre volte a settimana, tra i giovani la percentuale scende al 69%, segno di una frattura informativa che rischia di amplificare la sensazione di solitudine e impotenza.

Ascoltare le nuove generazioni

Proprio per questo l’Unicef insiste sull’importanza di ascoltare le nuove generazioni, coinvolgerle direttamente nelle politiche per la salute mentale e ambientale e costruire reti di supporto anche a livello locale. Tra le raccomandazioni principali: sostenere la partecipazione attiva dei giovani nelle decisioni sul clima, promuovere servizi di salute mentale accessibili nelle comunità più vulnerabili, e formare genitori, educatori e operatori a riconoscere e gestire i segnali di disagio.

In parallelo, continua la campagna Cambiamo Aria, che Unicef Italia dedica proprio ai cambiamenti climatici e ai diritti dei bambini e dei ragazzi. Sul sito Unicef, è disponibile un quiz interattivo per misurare la propria consapevolezza e il proprio impatto ambientale.

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