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Scienza e tecnologia

Cara Margherita Hack, continua a parlarci delle stelle!

29.06.2023

Per lei eravamo tutti «figli delle stelle». Quello era il mantra scelto da Margherita Hack per spiegare la vita dopo il Big Bang. Sono passati dieci anni dalla sua scomparsa. A trainare la ricerca voleva che ci fossero più donne.

Ipazia d’Alessandria, scienziata e filosofa greca, era arrivata a formulare, 16 secoli, fa, ipotesi sul movimento della Terra intorno al Sole. Trucidata per mano di fanatici, è ancora oggi un simbolo della libertà di pensiero delle donne. Tra il XX e il XXI secolo a marcare il ruolo dell’universo femminile nelle discipline scientifiche è stata in particolare Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scomparsa il 29 giugno di dieci anni fa, punto di riferimento per le donne che si avvicinano al mondo della ricerca. Non a caso, nel 1997, in occasione del pensionamento e del congedo dalla cattedra di Fisica stellare all’Università di Trieste, era stata lei stessa a indicare in Francesca Matteucci la persona che ne avrebbe raccolto l’eredità accademica.

Negli ultimi tre decenni di vita si è dedicata intensamente all’attività divulgativa, parlando con un linguaggio semplice ma non banale, utilizzando spesso gli strumenti digitali senza rinunciare a scrivere testi che riassumono emblematicamente ciò che del cielo si deve conoscere. «Siamo tutti figli delle stelle» era il mantra scelto da Margherita Hack per spiegare che dopo il Big Bang, da cui ha avuto origine l’universo, fluttuavano solo idrogeno ed elio; mentre ciò che ci lega alla vita, dall’ossigeno che respiriamo al calcio che forma le nostre ossa e al ferro presente nel sangue, ovvero gli elementi pesanti della tavola chimica, si è formato quando la contrazione delle stelle ha prodotto reazioni di fusione tra i nuclei degli elementi leggeri.

Per i suoi studi sull’universo, la professoressa Hack si è affidata alla spettroscopia, ossia la scienza che misura l’intensità della luce a diverse lunghezze d’onda, ricostruendo l’identità chimica delle stelle osservate per comprendere il loro processo di formazione. Ed è stata una pioniera dell’osservazione nell’ultravioletto. Oggi la scienziata, scomparsa all’età di 91 anni, sarebbe allettata dall’opportunità di avere a disposizione telescopi capaci di scandagliare le profondità cosmiche e svelare caratteristiche dell’universo primordiale. Ma vorrebbe innanzitutto che a trainare la ricerca fossero più donne di quante attualmente vi si dedicano. Soprattutto nei ruoli di responsabilità.

In Italia, nonostante i numeri delle matricole nelle scienze fisiche si equivalgano tra uomini e donne, le astronome e astrofisiche occupano solo un decimo delle cattedre dedicate a questa disciplina. Probabilmente la grandezza di Margherita Hack va cercata non tanto nelle scoperte, quanto nella sua umiltà e nella determinazione con cui ha condotto la sua missione scientifica. In realtà, il suo contributo alla conoscenza del mondo stellare è stato rilevante, perché ha gettato le basi per determinare la distanza delle galassie e comprendere il moto di espansione dell’universo.

Domenica 2 luglio, l’Immaginario Scientifico di Trieste, museo della scienza interattivo e sperimentale, rende omaggio a Margherita Hack riproponendo la sua straordinaria vita di scienziata. Ma per chi vuole conoscerla più a fondo c’è l’universo dei libri che ha prodotto.

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