29.08.2024
Da ormai tre anni i talebani confinano le donne nelle mura domestiche. Hanno impedito loro di studiare e di lavorare. Ora esce la nuova legge che proibisce loro di parlare in pubblico. In atto l’interpretazione più oscurantista dell’Islam.
Ho conosciuto l’Afghanistan dalla penna di Khaled Hosseini. Un romanzo, Mille splendidi soli, che racconta un Afghanistan crudo, molto più crudo di come viene raccontato nelle pagine dei libri di scuola. E letto a 14 anni lascia un po’ di amaro in bocca, e forse anche un po’ di speranza: quelle cose succedono solo nei libri, giusto? Ai tempi, il Paese era lacerato da una guerra da ormai 8 anni e fino a quel momento non mi ero mai interrogata su come le persone, e in particolare le donne, vivessero laggiù. Oggi, a distanza di 15 anni, per quelle donne non è cambiato nulla. Perché in Afghanistan è in corso una vera e propria apartheid di genere. Dopo la ritirata delle truppe americane su ordine di Joe Biden e la conseguente invasione nel 2021, i Talebani avevano promesso che avrebbero rispettato i diritti umani, compresi quelli delle donne. Ma da allora la situazione non ha fatto che precipitare, e le leggi della sharia si sono irrigidite possibilmente ancora di più.
Subito dopo il loro ritorno, i Talebani hanno introdotto decine e decine di decreti che rilegavano le donne all’interno delle proprie mura domestica: per loro, è vietato lavorare. Per loro, è vietato istruirsi. Per loro, è vietato divertirsi. E adesso hanno vietato loro persino di parlare fuori casa, perché la loro voce è considerata awrah, “parte intima”, e in quanto tale non può essere ascoltata in pubblico. Nei giorni scorsi, infatti, Hibatullah Akhundzada, il leader dei Talebani, ha promulgato una nuova legge, una legge che mette nero su bianco l’interpretazione forse più brutale e proibitiva della storia della legge islamica. Le donne possono uscire di casa solo se il loro corpo e il loro volto sono completamente coperti, per evitare qualsiasi tentazione. Alle donne è proibito anche solo guardare qualsiasi uomo al di fuori della famiglia. E alle donne è proibito spostarsi fuori casa da sole: possono prendere i mezzi pubblici, ma accompagnate da un “guardiano”. E, come detto, la loro voce non può essere udita in pubblico, salvo in casi di stretta necessità.
Quattro capitoli e 35 articoli di una legge disumana, degna delle pagine più oscure del più distopico dei romanzi. Una legge che opprime un popolo, che opprime le donne, che opprime la libertà. A nome di pochi che vogliono imporre la propria supremazia sui più. Anche a costo di annientarli.