08.03.2024
Attrice, regista, produttrice. In passato disegnatrice stilista al fianco di Krizia, sua zia, e ora imprenditrice agricola. Figlia del regista Francesco Rosi e moglie dell’attore Luca De Filippo, Carolina Rosi, caparbia e bella, è una donna nata per fare, progettare, creare futuri avventurosi da vivere.
Al podere Scovaventi, nel cuore della Maremma toscana, soffia un vento che arriva dal mare. Porta profumi, storie e pace. Una vita a contatto con la natura è stato a lungo il sogno ribelle e in controtendenza di Carolina Rosi, che non ha problemi a camminare in “direzione ostinata e contraria”, da sola e in compagnia. Era anche il desiderio di suo marito Luca De Filippo, figlio di Eduardo, scomparso nel 2015, dopo trent’anni d’amore iniziati quando Carolina lavorava in teatro come aiuto regista al fianco della leggendaria Lina Wertmüller. Ora è Carolina a prendersi cura del progetto immersa tra gli ulivi che crescono in un terreno di 66 ettari.
«Questo è il paradiso in cui ho deciso di stare per fuggire da un mondo abbrutito dall’ignoranza e dalla mancanza di bellezza – dice Carolina –. Viviamo in un’epoca dove il brutto ci circonda a livelli esponenziali e il cattivo gusto prende il sopravvento nel modo di relazionarsi con gli altri». Schietta, diretta come una freccia che non manca mai il bersaglio, incapace di adagiarsi nell’inattività. «Ho fatto tanti lavori nella vita perché mi è sempre piaciuto essere impegnata – spiega –. Mi sono sempre data da fare dall’età di 18 anni. Grazie alla lunga esperienza dietro le quinte e la cinepresa, impegnandomi con umiltà, mi sono guadagnata anche il rispetto di chi mi considerava semplicemente la figlia di un grande regista o la compagna di un grande attore». Continuando a lavorare come un treno in corsa Carolina ha messo a tacere le malelingue delle vipere sempre in agguato ancora prima che queste potessero parlare.
Dopo la morte del padre e del marito, la figlia e moglie si è spesa per preservare e tramandare la gigantesca eredità artistica lasciata, ad esempio, attraverso il documentario “Citizen Rosi”, le produzioni degli spettacoli della Compagnia Luca De Filippo e l’attività da presidente onorario della Fondazione Eduardo De Filippo. Un compito, impegnativo, che include anche il ricordo di un modo di fare teatro e cinema, che forse non esiste più, e la memoria delle persone che non ci sono più pensando al futuro: «Sto portando avanti dei progetti con la finalità di produrre altri documentari», svela.
Ora per Carolina è tempo di prendersi una pausa dalle scene e dal teatro, alla ricerca di un nuovo senso e di una bellezza che merita di essere raccontata. «Al mondo esistono due tipi di bellezza: quella oggettiva e quella che, derivando da aspetti personali, è diversa in base agli occhi di chi la guarda – spiega –. Mi commuovo alla scoperta di un nuovo talento, trovo meraviglioso il traguardo raggiunto da uno sportivo e piango nel momento in cui l’atleta raggiunge la linea d’arrivo, considero belle la natura, la bontà e la fedeltà». Una donna capace di parlare per ore di bellezze in tutte le sue forme, ma inconsapevole per quasi tutta la vita di dotata di una straordinaria bellezza oggettiva, dotata di grande fascino e talento. «Di recente mi hanno mostrato dei video in cui compaio in un set a vent’anni. Mi sono chiesta: ero davvero io questa ragazza?! Mia mamma, spinta dalla volontà di rendermi forte, mi metteva sempre in discussione e questo mi ha spesso portato a non vedere i miei pregi. Crescendo ho conquistato fiducia e sicurezza in me stessa: sono fiera della donna che sono diventata».