Per i giovani europei, la crisi climatica in corso è motivo di preoccupazione e di incertezza verso il futuro, anche in tema di genitorialità. Un quadro definito emerge dallo studio Il rischio climatico e l’impatto sulle intenzioni di fecondità dei giovani europei, la cui prima autrice è Irene Frageri.
Lo studio è presente in La condizione giovanile in Italia (2024) e si interseca con una più ampia indagine europea. Irene Frageri, esperta di demografia e dottoranda dell’Università di Bologna, svolge le sue ricerche all’interno del progetto europeo POPCLIMA, un grande e innovativo studio interdisciplinare che indaga la relazione tra cambiamento climatico e popolazione, tenendo conto in particolare di mortalità, fecondità e migrazione.
Come è strutturata la vostra ricerca su cambiamento climatico e fecondità?
«Ci sono tanti modi in cui il cambiamento climatico impatta la fecondità. Io mi occupo dei Paesi industrializzati, perché ci sono dinamiche molto diverse tra Paesi che hanno economie diverse. Il nostro studio tiene conto di due cose: da un lato guarda agli aspetti fisiologici, perché studi recenti rivelano cali della natalità a distanza di 8-10 mesi dalle ondate di calore. L’altra cosa è una conseguenza indiretta, cioè la preoccupazione per il cambiamento climatico, è il filone del “narrative framework” e riguarda l’incertezza. La bassa natalità è uno dei problemi maggiori a livello demografico: oggi c’è un processo di invecchiamento della popolazione che non è sostenuto dalle nascite. E c’è poi un altro aspetto interessante, cioè che il numero desiderato di figli è maggiore di quelli che si fanno realmente. Gli aspetti economici, sommati all’elemento climatico, creano un futuro di incertezza e il nostro studio cerca di capire quanto pesa il cambiamento climatico nelle intenzioni di genitorialità dei giovani».