Le ESCo, cioè le Energy Service Company specializzate nell’efficientamento energetico, avranno un rilancio significativo legato ai nuovi obiettivi energetici dell’Unione Europea? “Noi ci crediamo e lavoriamo in questa direzione perché siamo convinti che possano dare un contributo per il raggiungimento degli indispensabili obiettivi di decarbonizzazione che l’Unione Europea si è data”, risponde Alfonso Cauteruccio, il presidente di Greenaccord appena nominato segretario generale di Federesco, l’associazione senza fini di lucro nata nel 2006 che raggruppa oltre cento ESCo. “Oggi il mercato italiano dello ESCo conta 900 aziende accreditate che fatturano un totale di 12,2 miliardi di euro, pari allo 0,6% del Pil, e impiegano 30 mila persone, cioè lo 0,1% dell’occupazione italiana. E il potenziale di crescita è consistente”.
Il decreto interministeriale del 9 aprile scorso, in attuazione della Missione 7 del PNRR, destina infatti 1,381 miliardi di euro per misure di efficienza energetica destinate all’edilizia residenziale (pubblica e sociale) e a condomini abitati da famiglie a basso reddito. La misura è riservata a progetti realizzati da ESCo certificate, con interventi che assicurino un miglioramento dell’efficienza energetica di almeno il 30%. Il sostegno finanziario è basato su una sovvenzione a fondo perduto pari al 65% dei costi del progetto e, su richiesta delle ESCo, anche su prestiti agevolati fino al 35% erogati da banche convenzionate tramite CDP.
Il meccanismo economico, come tipico delle ESCo, è quello di un investimento a costo zero per chi è proprietario dell’immobile. La società specializzata nell’intervento di efficienza energetica lo effettua anticipando il capitale e riceve il compenso per il lavoro svolto continuando a ricevere dal proprietario dell’immobile, per un certo numero di anni, il corrispettivo delle vecchie bollette sull’energia, mentre la ESCo paga il costo reale dell’energia che, per via delle migliorie, si è sensibilmente abbassato. Dunque la ESCo guadagna sul differenziale tra vecchio e nuovo costo dell’energia fino a ripagare l’investimento. Da quel momento in poi il beneficio economico va al proprietario.
“Il settore potrà ricevere una buona spinta e noi lavoreremo per renderla duratura. Secondo uno studio Ageci presentato a giugno scorso su un campione ampio (466 aziende sulle 900 certificate)”, continua Cauteruccio, “alle grandi ESCo va il 69% dei ricavi. Si tratta ora di far crescere ulteriormente il settore aiutando altre società a specializzarsi in interventi di efficientamento energetico degli edifici”.
La crescita futura dipenderà da politiche energetiche, disponibilità finanziaria e adozione di tecnologie digitali avanzate. Le principali criticità restano legate alla sensibilizzazione del mercato, alla trasparenza dei risultati e all’attuazione omogenea delle normative di settore.