14.01.2024
Riscaldamento globale: a rischio 53% delle strutture sciistiche in Europa. La quantità di neve sarà insufficiente per coprire pendici e versanti montani. Nemmeno la neve artificiale potrà essere d’aiuto, anzi.
L’inverno che stiamo vivendo a cavallo tra il 2023 e il 2024 sta concedendo una tregua, che chi ama visitare le montagne del Nord Italia con gli sci ai piedi sta cercando di sfruttare al meglio, ma la tendenza resta decisamente preoccupante. Godersi la neve sulle Alpi, e in generale in Europa, rischia, infatti, negli anni di trasformarsi sempre più in una chimera. E non si tratta di un semplice anatema, magari fin troppo pessimistico e fatalista, visto che ci sono fior di dati a dimostrare il tutto.
A raccoglierli in uno studio è Nature Climate Change, che ha analizzato ben 2.234 località invernali sparse in Europa. Ebbene: la media delle loro temperature si è già innalzata di 2 gradi rispetto al periodo preindustriale. E questo, oltre agli evidenti scompensi per l’ecosistema in generale, rischia di provocare effetti assolutamente nefasti sugli impianti sciistici del nostro continente. In altre parole: la quantità di neve, insufficiente anche solo per coprire pendici e versanti montani, potrebbe diventare talmente poca da farli sparire.
Il problema riguarda il 53% delle strutture, che rischiano il collasso già nel corso di qualche decennio. I Paesi coinvolti, oltre alla nostra Italia, sono Francia, Spagna, Svizzera, Austria, Regno Unito e terre per antonomasia ben più fredde come Russia, Azerbaigian, addirittura Scandinavia. Sul punto ha cercato di essere il più chiaro possibile uno degli autori dello studio. Si tratta di Hughes Francois, ricercatore all’Istituto nazionale francese per la ricerca agronomica: «Il comparto del turismo invernale di questi Paesi rischia di andare incontro a un terremoto imprenditoriale in piena regola».
Chi in questi anni si è abituato a godersi gli sci, anche quando il cielo invernale è particolarmente avaro di neve, ha di certo preso dimestichezza con quella artificiale. L’innalzamento delle temperature, in prospettiva, potrebbe però rendere inutile pure questo trucchetto. La neve, anche se artificiale, per essere prodotta ha bisogno di molta acqua e temperature comunque rigide. In loro assenza, molto banalmente, non resiste nemmeno lei.
Altro aspetto da non sottovalutare è la qualità delle nevi presenti, già ora nelle località turistiche europee. Soprattutto le più ambite (a partire da quelle italiane) vengono raggiunte in massima parte via automobile: il risultato è che proprio la neve raccoglie come una spugna il particolato di scarico delle vetture. Perciò, proprio quando stiamo pensando di fare del sano sport che ci ritempri l’animo e soprattutto il fisico, ci stiamo inconsapevolmente sottoponendo a una potenziale bomba ecologica.
Oltre al trasporto, peraltro, anche l’alloggio dei turisti produce carbonio in ingenti quantità. Un ulteriore fattore nocivo per l’atmosfera, e quindi causa del surriscaldamento climatico che sta mettendo in ginocchio quelle stesse località che tutti amano per la loro neve, anche se artificiale.
Peccato che anche la produzione di quest’ultima generi a sua volta moltissimo carbonio. Insomma: il gatto si morde la coda. E il tempo per porre rimedio è sempre meno.