30 Maggio 2025
/ 28.05.2025

Clima, Bruxelles bacchetta l’Italia su trasporti e edilizia

La Commissione europea dà una valutazione tutto sommato positiva dei Piani nazionali per clima ed energia presentati dai Paesi membri. L'Unione europea è sulla buona strada per ridurre del 54% le emissioni di gas serra entro il 2030. Ma al momento si tratta solo di buone intenzioni

Ottimisti e sostenibili. Ma solo sulla carta. La Commissione Europea nella valutazione aggiornata dei Piani nazionali energia e clima (Pniec) fotografa uno scenario incoraggiante, con l’Unione Europea sulla buona strada per ridurre le emissioni nette di gas serra del 54% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, avvicinandosi così all’obiettivo del -55% fissato dalla Legge europea sul clima. Un percorso che però per molti Paesi è ancora tutto o quasi da percorrere e che per il momento è classificato alla voce buone intenzioni.

Secondo Bruxelles, il calo delle emissioni – già scese del 37% rispetto al 1990 – è compatibile con una crescita economica del 70%, segno che la transizione verde può procedere di pari passo con lo sviluppo. Tuttavia, la piena attuazione delle misure previste è condizione indispensabile per centrare l’obiettivo, e molti Stati devono ancora colmare ritardi strutturali. La Commissione riconosce i progressi fatti, ma richiama gli Stati membri a trasformare le proiezioni in realtà concrete.


Permangono importanti divari tra i Paesi e, secondo Bruxelles, questo elemento non deve essere sottovalutato. “La valutazione della Commissione sui Piani nazionali energia e clima mostra che l’Europa può raggiungere gli obiettivi climatici, a patto che gli Stati membri non tornino indietro sulle politiche annunciate. La transizione va a velocità differenti nei vari Paesi dell’Unione e in Italia permangono significativi ritardi nei settori trasporti e residenziale”, commenta Francesca Bellisai, analista politiche Ue e governance di ECCO, il think tank italiano per il clima.


I divari settoriali a livello Ue

A livello europeo, i settori disciplinati dal regolamento Effort Sharing (trasporti, edifici, agricoltura, rifiuti) sono sulla strada per una riduzione delle emissioni del 38%, poco sotto il -40% richiesto. Restano gap significativi nel comparto LULUCF (uso del suolo e foreste) e sul fronte dell’efficienza energetica, con un deficit di oltre 30 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio rispetto ai target Ue.

Sul fronte delle rinnovabili, due terzi degli Stati membri hanno alzato i propri obiettivi, e la media Ue si avvicina al 42,5%, con un divario residuo dell’1,5%. Cruciale sarà però l’investimento in infrastrutture: Paesi come Italia, Spagna e Francia sono ancora lontani dall’obiettivo del 15% di interconnessione elettrica previsto per il 2030. La Commissione sollecita più investimenti in rete e capacità transfrontaliera (mancano all’appello 32 GW a livello UE).

Focus Italia

L’Italia compie progressi nel settore delle energie rinnovabili, con 13,2 GW di nuova capacità installata tra il 2023 e il 2024. Tuttavia, permangono ritardi strutturali significativi nei settori dei trasporti e dell’edilizia, considerati oggi i veri nodi critici per il raggiungimento degli obiettivi climatici e di decarbonizzazione europei.

Il comparto dei trasporti è l’unico grande settore in cui le emissioni sono aumentate dal 1990: +6,7% al 2023. Un’anomalia che pone l’Italia in rotta di collisione con gli obiettivi fissati dal regolamento europeo sull’Effort Sharing, che copre il 60% delle emissioni totali dell’Ue. Il divario tra il target europeo e il contributo italiano (pari al 3,1% in meno rispetto all’obiettivo) si traduce in una differenza cumulativa stimata in circa 100 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente.

A peggiorare la situazione è l’insufficienza delle misure finora adottate per incentivare il passaggio ai veicoli elettrici. Bruxelles invita l’Italia a stabilire un quadro stabile di incentivi fiscali, inclusa la tassazione dei veicoli aziendali e privati basata sulle emissioni di CO₂, nonché a potenziare le infrastrutture di ricarica e le interconnessioni elettriche.

Edilizia: ristrutturazioni lente, disuguaglianze crescenti

Nel settore edilizio, l’Italia sconta una doppia difficoltà: da un lato la riduzione dei bonus fiscali per le ristrutturazioni energetiche, dall’altro una carenza strutturale di interventi mirati agli edifici con le peggiori performance, spesso abitati da famiglie vulnerabili.

La Commissione raccomanda un’accelerazione delle ristrutturazioni, la promozione delle pompe di calore e la graduale elettrificazione del riscaldamento, con particolare attenzione a riequilibrare il rapporto tra prezzo del gas e dell’elettricità, che oggi penalizza le soluzioni più sostenibili.

Sussidi ai fossili: una zavorra da 24 miliardi l’anno

Il nodo dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad) è tra i più critici. Nonostante una catalogazione parziale all’interno del Pniec, l’Italia continua a erogare oltre 24 miliardi di euro l’anno in agevolazioni ai combustibili fossili. Solo meno di 2 miliardi sono classificati come “inefficienti”, e manca una strategia chiara per la loro eliminazione. La Commissione Ue chiede una metodologia sistematica per identificarli, analizzarne gli impatti sociali ed economici e pianificarne una graduale eliminazione.

Rete elettrica e giusta transizione: infrastrutture insufficienti

La trasformazione energetica non può prescindere da un massiccio potenziamento della rete elettrica nazionale. Il sistema attuale, secondo Bruxelles, non è pronto a sostenere un’elettrificazione estesa dei trasporti e dell’edilizia. Si chiede all’Italia di investire in interconnessioni transfrontaliere, favorendo l’integrazione con i mercati europei dell’energia e l’ottimizzazione delle fonti rinnovabili.

Manca inoltre una pianificazione adeguata per una giusta transizione sociale: nonostante il Pniec citi il tema delle competenze legate alle tecnologie pulite, non vi è una valutazione dettagliata degli impatti occupazionali, né indicatori chiave per la protezione dei gruppi sociali più vulnerabili, che dovrebbero essere inclusi nel Piano Sociale per il Clima previsto entro giugno 2025.

Gestione idrica e rischio climatico: analisi parziali

La gestione delle risorse idriche è un altro tallone d’Achille. La Commissione lamenta una valutazione incompleta della futura domanda e offerta di acqua, dei conflitti idrici tra agricoltura, energia e usi civili, e dei rischi legati a siccità e alluvioni. L’Italia è invitata a sviluppare una mappatura nazionale dei rischi climatici legati alla disponibilità idrica, oggi ancora assente.

Il Pniec italiano si pone obiettivi importanti (39,4% di energia da rinnovabili entro il 2030), ma resta sotto la soglia comunitaria del 40,5%. Inoltre, secondo Bruxelles, manca una tabella di marcia credibile per i settori più in ritardo, trasporti ed edilizia su tutti.

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