13.08.2024
L’Europa investe sulla consapevolezza globale. Servono più definizioni, cause, conseguenze e perfino possibili soluzioni al problema, sia qui alle nostre longitudini che oltreoceano. Esiste però un gap con i più giovani. Il sondaggio per saggiare il livello di preparazione dei cittadini di diverse aree del mondo sulla questione climatica.
Una delle missioni e battaglie cruciali della nostra attualità è quella contro i cambiamenti climatici, di cui tanto si parla e (fin troppo spesso) ancora ben poco si fa. In parallelo ai diversi progetti di cui si discute per la salvaguardia del nostro Pianeta, però, è lecito domandarsi: quanto è caro l’argomento ai comuni cittadini? Domanda non da poco, alla quale sono però arrivate delle risposte.
La BEI, Banca Europea per gli Investimenti, ha infatti deciso di coinvolgere ben 30 mila persone in 35 Stati non solo europei (presenti tra gli altri anche Usa, Canada, India, Cina e Giappone) nel suo EIB Climate Survey: un sondaggio sulla consapevolezza delle persone riguardo ai cambiamenti climatici. Le domande riguardavano diversi temi sull’argomento, spaziando dalla definizione e le cause, fino alle conseguenze e le possibili soluzioni. Un documento di grande interesse, per saggiare il livello di preparazione dei cittadini di diverse aree del mondo su una questione tanto delicata.
Ebbene: è emerso che i cittadini dell’Unione europea sono generalmente più consapevoli rispetto a quelli degli Stati Uniti. Lo dimostra il punteggio complessivo di 6,37/10 che i Paesi UE hanno ottenuto sommando la loro conoscenza di cause, conseguenze e soluzioni sul tema, a fronte del 5,38/10 degli States. In più alle nostre longitudini si riconosce la responsabilità dell’uomo, che con le proprie attività agricole, industriali e logistiche, oltre alla piaga della deforestazione, è la principale causa del cambiamento climatico per il 74% degli intervistati. Negli USA tale percentuale si ferma al 64%.
L’Europa vince anche in un altro confronto: la corretta associazione del cambiamento climatico all’impatto degli eventi meteorologici estremi sui raccolti, e quindi sulla fame nel mondo. La percentuale è infatti dell’85%, contro il 68% rilevato negli USA. Infine c’è il legame del fenomeno con gli effetti nocivi sulla salute umana, riconosciuto dall’82% dei cittadini UE e solo dal 71% degli statunitensi.
Questi dati farebbero pensare a un Vecchio Continente dall’altissima conoscenza, considerazione e consapevolezza. Purtroppo, però, non è tutto oro quel che luccica: l’EIB Climate Survey ha infatti evidenziato anche che la questione è decisamente più chiara ai cittadini europei che hanno superato i 30 anni rispetto ai loro fratelli e cugini di età inferiore. Un dato apparentemente sorprendente, considerati i tanti movimenti giovanili che affrontano in maniera anche accalorata il fenomeno. In maniera che, tuttavia, secondo il sondaggio risulta spesso caotica.
In altri termini: chi in Unione Europea ha già compiuto 30 anni ha in linea di massima una conoscenza maggiore sulle tematiche che riguardano il clima, in particolare per quanto riguarda definizione, cause e conseguenze. Il gap diminuisce sulla consapevolezza delle soluzioni, ma resta un dato non da poco su cui riflettere. E che conferma quanto sia diventato complesso al giorno d’oggi accedere a informazioni serie e credibili. Anche quando si è profondamente interessati ai grandi temi della contemporaneità.