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Commissione Ue raccomanda taglio emissioni serra del 90% al 2040

06.02.2024

Adottata comunicazione, la proposta vera propria dopo le elezioni

Bruxelles, 6 feb. (askanews) – La Commissione europea ha approvato oggi a Strasburgo una comunicazione alle altre istituzioni europee in cui raccomanda una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, sulla base di una valutazione d’impatto dettagliata riguardo ai possibili percorsi per raggiungere l’obiettivo già concordato di rendere l’Unione europea neutrale dal punto di vista climatico (zero emissioni nette) entro il 2050.

La comunicazione avvia un dibattito con tutte le parti interessate, e annuncia una proposta legislativa che fisserà i nuovi limiti, e che sarà presentata dalla prossima Commissione, dopo le elezioni europee di giugno. La proposta dovrà poi essere approvata nella nuova legislatura dal Parlamento europeo e dagli Stati membri in Consiglio Ue, come richiesto dalla Legge europea sul clima.

La raccomandazione di oggi, sottolinea la Commissione, in una nota, “è in linea con il parere del Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici (Esabcc) e con gli impegni assunti dall’Ue nell’ambito dell’accordo di Parigi”.

La comunicazione stabilisce inoltre “una serie di condizioni politiche abilitanti necessarie per raggiungere l’obiettivo del 90% nella riduzione delle emissioni al 2040. Queste misure – spiega la nota – comprendono la piena attuazione del quadro già concordato per il 2030 (quando le emissioni dovranno essere ridotte del 55%, ndr), la garanzia della competitività dell’industria europea, una maggiore attenzione a una transizione giusta che non lasci indietro nessuno, condizioni di parità con i partner internazionali e un dialogo strategico sul quadro post 2030, che includa l’industria e il settore agricolo”.

“L’aggiornamento in corso dei progetti di piani nazionali degli Stati membri per l’energia e il clima (Pnec) è un elemento chiave nel monitoraggio dei progressi, e la Commissione si sta impegnando con gli Stati membri Stati, industria e parti sociali per agevolare le azioni necessarie”, aggiunge la nota.

“L’Ue – sottolinea la Commissione – è stata all’avanguardia nell’azione internazionale per il clima e dovrebbe mantenere la rotta, creando opportunità affinché l’industria europea possa prosperare in nuovi mercati globali per le tecnologie pulite”.

Secondo l’Esecutivo comunitario, “la definizione di un obiettivo climatico per il 2040 aiuterà l’industria, gli investitori, i cittadini e i governi europei a prendere decisioni in questo decennio che manterranno l’Ue sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo della neutralità climatica nel 2050”. Inoltre, “invierà segnali importanti su come investire e pianificare in modo efficace a lungo termine, riducendo al minimo i rischi di ‘stranded assets’ (ovvero gli asset bloccati, non recuperabili, come si prevede che saranno gli investimenti nell’energia fossile dopo la transizione energetica, ndr)”.

“Con questa pianificazione lungimirante – prosegue la nota – sarà possibile dare forma a una società prospera, competitiva ed equa, decarbonizzare l’industria e i sistemi energetici dell’Ue e garantire che l’Europa sia una destinazione privilegiata per gli investimenti, con posti di lavoro stabili a prova di futuro”.

Inoltre, aggiunge la nota, “aumenterà la resilienza dell’Europa contro le crisi future e, in particolare, sarà rafforzata l’indipendenza energetica dell’Ue dalle importazioni di combustibili fossili, che rappresentavano oltre il 4% del Pil nel 2022 mentre si affrontavano le conseguenze della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”.

“I costi e gli impatti umani dei cambiamenti climatici sono sempre più grandi e visibili. Solo negli ultimi cinque anni – sottolinea la Commissione – , i danni economici legati al clima in Europa sono stimati in 170 miliardi di euro”. La valutazione d’impatto dell’Esecutivo comunitario rileva che, anche secondo stime prudenti, “un maggiore riscaldamento globale dovuto all’inazione potrebbe ridurre il Pil dell’Ue di circa il 7% entro la fine del secolo”.

(di Lorenzo Consoli)

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