05.12.2024
Espansione rapida e quasi incontrollata del tessuto urbano, con la proliferazione di aree industriali, infrastrutture e poli logistici. II suolo è una risorsa non rinnovabile e soprattutto insostituibile, ne vengono consumati 20 ettari al giorno. Quali conseguenze sull’ambiente e sulla biosfera? Il richiamo.
L’Italia continua a divorare suolo: 20 ettari al giorno equivalenti a circa, 2,3 metri quadrati ogni secondo, per un totale di 72,5 chilometri quadrati nel corso dell’ultimo anno. Un dato che è inferiore rispetto al 2023, ma che rimane sopra la media dell’ultimo decennio e rimane allarmante. A descrivere l’andamento è l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che ha messo in luce come questo fenomeno stia continuando a trasformare il nostro territorio con impressionante rapidità.
A registrare i livelli più alti di consumo del suolo sono stati i comuni di Uta, Ravenna e Roma, ma tra 2022 e 2023 anche il comune di Alessandria ha registrato dati in crescita, che con un incremento di 62 ettari si avvicina ai valori della capitale.
Un dato particolarmente allarmante, poi, riguarda le aree soggette a rischio idrogeologico, dove il consumo continua a crescere e riguarda il 13,10% del totale. In altri termini, oltre 1100 ettari, dei quali 577 in Emilia-Romagna e 148 in Toscana, regioni che nel corso del 2024 sono state colpite da violente alluvioni.
E proprio sulle cause e sulle conseguenze è importante riflettere. Da una parte, infatti, abbiamo un’espansione quasi incontrollata del tessuto urbano, con la proliferazione di aree industriali, infrastrutture e poli logistici. Dall’altra, un’insufficiente cultura della riqualificazione, che porta inevitabilmente allo spreco di territorio e risorse laddove si potrebbero sfruttare quelle già esistenti. Ma quali sono le conseguenze di questo fenomeno? Prima di tutto gli effetti sull’ambiente: la conversione di suoli naturali in superfici artificiali, come per esempio edifici e infrastrutture, porta all’usura dei servizi ecosistemici, come la capacità del suolo di assorbire e trattenere l’acqua (il cosiddetto “effetto spugna”), che sappiamo giocare un ruolo importante nella prevenzione di eventi estremi quali inondazioni e siccità.
Ancora, gli effetti sull’economia: nel report viene sottolineato come l’alterazione del ciclo idrologico costi al Paese più di 400 milioni di euro all’anno. Costi, questi, a cui vanno aggiunte le conseguenze sulla diminuzione della qualità dell’habitat, la perdita della produzione agricola, lo stoccaggio di carbonio e la regolazione del clima. «Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi – si legge nel report – e rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua, ospitando gran parte della biosfera». Dunque, una risorsa non rinnovabile e soprattutto insostituibile. E forse, proprio per questo, dovremmo imparare a prendercene cura.