Cani costretti a combattere fino alla morte per scommesse clandestine, cavalli dopati che corrono in strade sterrate all’alba sotto lo sguardo complice di piccoli boss locali, cuccioli ammassati in furgoni senza aria né luce, bracconieri armati che distruggono la fauna protetta delle nostre montagne. Questo non è il copione di un film criminale, ma l’Italia reale che emerge dal Rapporto Zoomafia 2024 curato da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav.
Un’indagine inquietante, che ogni anno fotografa l’evoluzione dei reati a danno degli animali e ne svela le connessioni con la criminalità organizzata, il malaffare, le scommesse illegali, il traffico internazionale e, sempre più spesso, anche con il mondo digitale. Nel 2024 in Italia si sono aperti in media 22 procedimenti al giorno per reati contro animali, con circa 14 persone indagate ogni 24 ore. E parliamo solo delle Procure che hanno risposto, circa il 78% del totale: la realtà è probabilmente ancora più allarmante.
La geografia della crudeltà
A guidare la classifica è la Procura di Brescia, che da anni si conferma come l’epicentro del bracconaggio in Italia, con 265 procedimenti e 219 indagati solo nell’ultimo anno. Un dato impressionante, che rivela non solo la diffusione del fenomeno, ma anche la sua sistematicità. Bracconaggio, trappole illegali, abbattimenti fuori stagione: la fauna selvatica bresciana è da decenni sotto assedio.
Ma il problema non è confinato al Nord. Seguono Catania, Bergamo, Trento, Roma e Milano, con numeri che confermano come la zoomafia sia un fenomeno nazionale, radicato in territori diversi, con modalità differenti ma con un obiettivo comune: il profitto, a qualsiasi costo.
Reati, numeri, tendenze
Il reato più diffuso è l’uccisione di animali, con oltre 2.300 procedimenti avviati nel 2024. Ma a impressionare ancora di più è un altro dato: oltre l’83% delle denunce è contro ignoti, il che significa che la gran parte dei colpevoli non viene identificata.
Subito dopo troviamo il maltrattamento, con oltre 1.500 indagati, in crescita dell’11% rispetto al 2023. In aumento anche i reati legati all’abbandono e alla detenzione in condizioni incompatibili con la natura degli animali, un altro campanello d’allarme che parla di incuria diffusa e, troppo spesso, impunità.
E poi ci sono le forme più strutturate di criminalità: i combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli, il traffico di cuccioli dall’Est Europa, le falsificazioni nei documenti di allevamento, il bracconaggio ittico nei fiumi del Sud, le macellazioni clandestine. Atti che non solo violano le leggi, ma mettono a rischio anche la salute pubblica, l’ambiente e l’economia legale.
Mafia dei pascoli e canili lager
Uno dei fenomeni più sottovalutati – e più pericolosi – è quello della cosiddetta mafia dei pascoli. Con truffe sistematiche ai danni dello Stato attraverso falsi affitti di terreni e contributi europei, alcuni gruppi criminali hanno trasformato l’allevamento in un affare da milioni. Spesso questi allevamenti operano nell’illegalità più totale: animali detenuti in condizioni terribili, senza controlli sanitari, destinati a una macellazione clandestina che sfugge a ogni normativa.
Non va meglio nei canili-lager, che in alcuni casi sono diventati strumenti di profitto gestiti con logiche mafiose, dove gli animali sono merce di scambio, strumenti per ottenere finanziamenti pubblici, senza alcun interesse per il loro benessere.
Oggi le zoomafie non operano più solo nel silenzio delle campagne o nei vicoli delle città. Internet è diventato il nuovo campo di battaglia: social network, gruppi chiusi, piattaforme criptate vengono usati per organizzare combattimenti, vendere cuccioli illegalmente, diffondere video di violenze per attrarre scommesse e complicità.
Il digitale amplifica la portata del crimine, abbassa le barriere, rende tutto più rapido, più anonimo, più difficile da controllare. Anche i minori sono sempre più coinvolti: secondo il rapporto, una quota significativa degli indagati nelle corse clandestine e nei maltrattamenti è composta da adolescenti, spesso strumentalizzati dai clan.
E la legge?
Il 2024 ha visto anche l’introduzione di nuove norme a tutela degli animali. Alcuni aspetti sono positivi, come l’estensione delle misure di prevenzione tipiche della legislazione antimafia ai reati zoomafiosi e l’inasprimento delle sanzioni per chi organizza o partecipa a gare illegali. Ma, secondo la Lav, la normativa è ancora troppo timida. Le pene restano spesso lievi, difficilmente applicabili, sproporzionate rispetto alla gravità del danno inflitto non solo agli animali, ma anche alla legalità e alla convivenza civile.
“Dietro la zoomafia – spiega Ciro Troiano – c’è un sistema organizzato, capace di infiltrarsi nella società e generare profitti illeciti attraverso la sofferenza degli animali. Non è solo un problema etico, ma un problema di sicurezza e giustizia”.
La violenza sugli animali non è un fatto isolato, né una devianza minore. È un indicatore di pericolosità sociale, spesso legato ad altri crimini: droga, armi, estorsioni, sfruttamento. È un allarme che riguarda tutti: le istituzioni, la società civile, i cittadini. Perché, come ricorda il Rapporto Lav 2024, “dietro ogni reato contro gli animali c’è sempre un essere umano. Ma davanti a ogni reato, ci dovrebbe essere anche la giustizia”.