12 Marzo 2025
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Scienza e tecnologia, Spazio

Dai satelliti una doppia minaccia

10.03.2025

Foto di NASA su Unsplash

Se spengo i miei satelliti, Kiev crolla. Con la solita dose di arroganza mista a cinismo, Elon Musk ha ricordato a tutti perché Donald Trump lo ha voluto al suo fianco nella seconda avventura alla Casa Bianca. La frase di Musk, però, rivela come lo spazio stia acquisendo sempre un peso maggiore nella geopolitica. E di come le strategie di guerra siano gestite dal cielo. Non è una grande novità rispetto al passato. Ricordiamo tutti, in tempo di guerra fredda, quanto la conquista dello spazio fosse un affare tra Usa e Urss. Potenze che ora sono state affiancate da Ue, Cina e India ma soprattutto dall’emergere dei privati. Con Elon Musk che gioca un ruolo di primissimo piano.

Conseguenze ambientali
Un’attività frenetica non priva di conseguenze. Di sicurezza e ambientali. Ogni giorno, una pioggia di satelliti Starlink attraversa l’atmosfera terrestre: nel solo mese di gennaio ne sono rientrati 120 giunti ormai alla fine della loro vita operativa, con un ritmo di circa quattro al giorno. A partire dal 2018, la SpaceX di Elon Musk ha posizionato in orbita terrestre più di 7 mila satelliti per l’Internet globale, che man mano precipiteranno verso la Terra per essere rimpiazzati da quelli di nuova generazione.

E a questi vanno aggiunte tutte le altre mega-costellazioni in fase di dispiegamento. Il rischio deriva dal fatto che, rientrando nell’atmosfera, i satelliti bruciano e si disintegrano prima di toccare il suolo per ridurre al minimo il rischio di detriti spaziali, ma così facendo rilasciano polveri di metalli inquinanti, come l’ossido di alluminio che corrode lo strato di ozono.

Già uno studio pubblicato a ottobre 2023 sulla rivista dell’Accademia delle Scienze americana, Pnas, aveva trovato prove del fatto che la disintegrazione dei satelliti lascia tracce persistenti nell’atmosfera: nei campioni raccolti da un aereo, i ricercatori hanno scoperto che il 10% delle particelle conteneva alluminio e altri metalli provenienti proprio da satelliti e razzi. Un altro studio pubblicato a giugno 2024 su Geophysical Research Letters aveva rilevato che la concentrazione degli ossidi di alluminio nell’atmosfera era aumentata di 8 volte tra il 2016 e il 2022. Un dato comprensibile, dal momento che la scomparsa di un solo satellite Starlink di prima generazione produce circa 30 chilogrammi di ossido di alluminio, che possono persistere poi per decenni.

I gas serra limitano la sicurezza
Inquinamento ma anche sicurezza, dicevamo. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Sustainability e condotto dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology, mette in guardia sull’aumento dei livelli di emissioni di gas serra causate dall’uomo nell’atmosfera che potrebbe ridurre del 66% il numero totale di satelliti in grado di orbitare in sicurezza attorno alla Terra.

Lavori precedenti suggerivano che una quantità crescente di gas serra nell’atmosfera potesse restringere la parte più alta dell’atmosfera, costituita dalla mesosfera e dalla termosfera, rispettivamente a 50-85 chilometri e a 85-600 km dalla superficie.

Un milione di detriti
A vegliare sulla sicurezza dei tanti satelliti in orbita è una estesa e sofisticata rete di radar e telescopi. Secondo l’Agenzia Spaziale Europea ci sarebbero circa 10.200 satelliti in orbita bassa di cui la gran parte sono i già citati 7.000 che appartengono alla megacostellazione Starlink di Elon Musk. Numeri a cui devono essere sommate le decine di migliaia di frammenti di oggetti più o meno piccoli rilasciati duranti i lanci oppure prodotti da impatti, e che stanno spingendo le agenzie spaziali a richiedere regolamenti più stringenti per le future missioni.

Satelliti in disuso, rottami di vecchi razzi, frammenti esplosi in qualche collisione, persino oggetti smarriti nel cosmo da astronauti distratti. Sono oltre un milione i detriti che vagano impazziti sopra le nostre teste a una velocità di 28 chilometri orari. A fine novembre ha fatto scalpore lo slalom che ha visto protagonista la Stazione Spaziale Internazionale che in appena 6 giorni ha dovuto modificare per ben 2 volte la sua orbita per evitare l’impatto con detriti di satelliti esplosi.

Appello per lo spazio
Proteggere lo spazio dallo sfruttamento senza regole, così come proteggiamo gli oceani: è l’appello che un gruppo internazionale di scienziati guidati da Imogen Napper, dell’Università di Plymouth nel Regno Unito, ha lanciato a metà gennaio. La lettera pubblicata sulla rivista One Earth propone di dedicare allo spazio uno degli obiettivi per lo Sviluppo sostenibile Sdg indicati dalle Nazioni Unite. L’appello segue quello pubblicato sulla rivista Science a marzo del 2023 in cui si chiedeva la definizione di un trattato legalmente vincolante per garantire che l’orbita terrestre non venga danneggiata irreparabilmente dall’espansione dell’industria spaziale.

 

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