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Scienza e tecnologia

Dare le chiavi in mano a un robot? La questione è anche etica!

03.08.2023

Dopo che il robotaxi di San Francisco ha investito un cane non riconoscendo la sua identità di essere vivente, i cittadini non si fidano più e scommettono se il quattro ruote autonomo si fermi per farli passare. Sono anni che si parla dell’arrivo dei progetti di Apple e Google. Oltre agli intoppi tecnologici ci sono anche quelli etici e culturali.

Un cono sul cofano ci salverà. La rivoluzione contro le macchine è cominciata a San Francisco, la città più liberal del mondo dove i robot a quattro ruote hanno conquistato il loro spazio, anche troppo secondo gli umani. Poco fa le istituzioni comunali hanno infatti dato via libera a due servizi di taxi senza conducente, ovvero Waymo e Cruise, ma i cittadini hanno già scatenato da tempo una protesta partita da un’idea apparsa su TikTok per fermare i nuovi mostri. Il cono stradale incollato sul cofano del veicolo, infatti, blocca i sensori che permettono di “vedere” tutto quello che c’è intorno, e così l’auto si blocca. Ed essendo senza un conducente che sappia come farla ripartire, resta lì in mezzo alla strada.

Insomma, la strada delle auto autonome è tutt’altro che dritta verso un futuro in cui tutto sembrava troppo facile. Sono anni che si parla dell’arrivo dei progetti di Apple e Google, ma nessuno li ha mai visti davvero. E nel frattempo, mentre le previsioni del 2020 davano una crescita fino a 4 milioni di robotaxi nel mondo in dieci anni, il percorso si è un po’ arenato davanti a intoppi tecnologici ma anche etici.

Proprio a San Francisco, per esempio, la protesta nasce da una serie di imprevisti che, sì, non hanno portato ancora a incidenti mortali, eppure il rischio c’è stato. L’unica vittima per ora è un cane investito da un’auto i cui sensori non hanno riconosciuto l’essere vivente a quattro zampe, e in ogni caso ci sono stati altri episodi, tra cui uno scontro con un autobus del trasporto urbano e l’intralcio di un intervento dei vigili urbani. Oltre a questo, gli abitanti hanno paura ogni volta che attraversano la strada: la probabilità che il veicolo autonomo si fermi per far passare l’umano è diventata oggetto di scommesse.

E dunque, test e investimenti miliardari in giro per il mondo fino a qui hanno portato sicuramente sviluppi interessanti, ma non hanno risolto tutti i dubbi rispetto a una tecnologia che propone anche dei risvolti morali che un robot non ha le capacità di risolvere. A oggi, un mezzo senza conducente è possibile certamente su percorsi protetti: un esempio vicino a noi sono le linee 4 e 5 della metropolitana di Milano, mentre a Indianapolis si è corso già due volte un Gran Premio di vetture guidate solo da ingegneri e da remoto, con il Politecnico milanese gran protagonista. Ma in strada, in mezzo a tanti dubbi comportamentali, siamo ancora lontani dalla certezza che il tutto funzionerà a dovere.

È certo, in pratica, che l’automobile a guida autonoma porterà a una notevole diminuzione degli incidenti. Però non è chiaro come ridurre in bit l’etica umana universale, visto che ancora non esiste: riguardo alla domanda che l’auto del futuro dovrebbe farsi nel caso in cui debba scegliere tra salvare la vita di un pedone o del suo passeggero, la riposta potrebbe essere diversa da Paese a Paese, da cultura a cultura. Per questo a San Francisco, per ora, la gente non si fida. E ci ha messo un cono sopra.

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