I data center, cuore pulsante dell’economia digitale, consumano ogni anno centinaia di terawattora di elettricità, una quantità paragonabile al fabbisogno di un Paese di medie dimensioni. Gran parte di questa energia viene spesa per il raffreddamento dei server e quasi metà viene sprecata, si disperde sotto forma di aria calda a bassa temperatura. Un fiume invisibile che scorre senza essere utilizzato e che diventa un peso in più per la sostenibilità di un settore già energivoro, destinato a crescere rapidamente con l’avanzata dell’intelligenza artificiale.
La proposta della Rice University
Un gruppo di ricercatori della Rice University, in Texas, ha trovato una via d’uscita: trasformare quel calore sprecato in elettricità sfruttando il sole. Lo studio, pubblicato sulla rivista Solar Energy, descrive un ciclo Rankine organico (ORC) compatto, alimentato da un fluido sicuro, capace di generare energia a partire da scarti termici. La chiave sta nell’“aiutino” solare: collettori piani a basso costo installati sui tetti che alzano la temperatura del flusso proveniente dai sistemi di raffreddamento prima che entri nell’ORC. In questo modo si supera il limite che finora aveva bloccato la strada: il calore residuo dei data center da solo è troppo debole per produrre energia in maniera efficiente.
L’idea non è solo tecnicamente valida, ma anche competitiva dal punto di vista economico, spiegano gli autori. “C’è un fiume invisibile di aria calda che fuoriesce dai data center – ha osservato Laura Schaefer, coautrice dello studio – la nostra domanda era: possiamo alzare leggermente la temperatura di quel calore con la luce solare e convertirne una quantità maggiore in elettricità? La risposta è sì, ed è economicamente vantaggiosa”.
Oltre le soluzioni tradizionali
Finora, i tentativi di recupero energetico si sono scontrati con ostacoli pratici: ad esempio, le pompe di calore elettriche usate per innalzare la temperatura consumano a loro volta molta energia, annullando i vantaggi. Il solare termico, invece, fornisce un’integrazione pulita e gratuita. “Il solare termico ci consente di aumentare la temperatura senza aumentare il carico di corrente – ha spiegato Schaefer – è un percorso più pulito e semplice”.
Il quadro che emerge è chiaro: l’efficienza dei sistemi informatici cresce, ma la domanda di potenza di calcolo cresce ancora più in fretta. “Se vogliamo che l’economia digitale sia sostenibile, dobbiamo recuperare parte dell’energia che attualmente viene sprecata”, ha aggiunto Kashif Liaqat, giovane ingegnere meccanico della Rice University coinvolto nel progetto. Un approccio che potrebbe trasformare i data center da voragini energetiche a generatori distribuiti di elettricità, alleggerendo l’impatto della rivoluzione digitale sul clima.