4 Dicembre 2024
Milano, 5°

Cronaca

Dehors? È stata una soluzione assordante

Da aiuti preziosi a problema da risolvere. Autorizzazioni concesse a macchia d’olio e ristorazione urbana prendono la forma dell’inquinamento acustico nelle grandi città. Per il sindaco di Milano è una regola che va applicata solo in alcune zone.

Nel post Covid il concetto di “dehors” ha guadagnato notevole consenso, ridefinendo la ristorazione urbana nelle grandi città. Infatti, gli spazi all’aperto lungo le strade hanno permesso di guadagnare metri al locale e rendere l’esperienza più “sicura”, essendo all’aria aperta. Così quello che normalmente era un processo burocratico lungo, articolato, fatto di domande, permessi e agognati “okay”, si è snellito grazie alla collaborazione con le autorità locali.

Queste autorizzazioni concesse a macchia dolio da una parte hanno permesso di aumentare lofferta verso un numero superiore di clienti, rendendo le strade e le piazze più vive, con più posti di lavoro. Come sempre accade, il lato negativo della medaglia è emerso poco dopo, mostrando le pecche di tali concessioni.

Onde di residenti sollevano quotidianamente preoccupazioni relative al rumore e alla congestione del traffico. Effettivamente, vengono a mancare in tutte le grandi città decine di parcheggi auto sottratti dai tavolini dei pub e ristoranti del centro e si rischia di girare per ore in cerca di un posto qualsiasi con conseguente incremento di smog e perdite di tempo.

Il benessere della comunità è fondamentale, specie in città come Milano dove i comitati residenti fanno sapere gli effetti disastrosi del protrarsi di mancanza di riposo. ARPA, lAgenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente fa sapere che il rumore è il principale fattore di inquinamento di natura fisica e rappresenta un problema di grande importanza economica e sociale sia per il numero dei soggetti esposti che per gli effetti da questo provocati sulla salute umana, specie nei bambini.

Così a Milano il Sindaco Sala pensa a unordinanza per chiudere i dehors a mezzanotte: »non è una regola che va applicata per definizione a tutta la città, ma in alcune zone. Proveremo questa misura», ha detto il primo cittadino. E ha aggiunto: “Nessuno oggettivamente ha la bacchetta magica o sa se misure del genere possono essere risolutive. Rimane il fatto che bisogna provare”. C’è “l’intenzione”.
Non tarda la reazione dei commercianti che ritengono la chiusura dei dehors soluzione di una politica incapace di gestire criminalità e degrado. Situazione simile a Roma, dove i rinnovi saranno probabilmente gestiti aumentando regolamenti sull’occupazione del suolo pubblico.

A Bari il sindaco sta pensando di “mappare la città” e scegliere appropriati provvedimenti di mitigazione, specie nelle zone più abitate o in prossimità di luoghi sensibili come ospedali e scuole.
La situazione è simile a Roma, Torino, Napoli e in tutte le grandi città; a quel punto si può pensare di attuare il decreto legislativo numero 59 del 2010 (ovvero la direttiva Ue sui servizi nel mercato interno) che dà la possibilità ai Comuni di rendere difficili nuove aperture nelle zone di valore storico, artistico architettonico e ambientale per ragioni di sostenibilità sociale e di viabilità e per non ledere il diritto dei residenti alla vivibilità del territorio e alla normale mobilità.

Insomma, sappiamo che il dibattito è ancora lungo, almeno tanto quanto i tempi della burocrazia che potrebbe attuare questo decreto.

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