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Food, Salute

Digiuno intermittente, amico della linea, nemico del cuore

11.04.2024

Consumare pasti in una finestra di 8 ore al giorno, restando a bocca asciutta per le altre 16, è un fenomeno che negli ultimi anni è andato per la maggiore. La scienza boccia senza riserve.

Uno dei consigli che ciclicamente vengono proposti a chi vuole perdere peso o anche semplicemente avere cura del proprio corpo tramite l’alimentazione è quello di ricorrere al digiuno intermittente. Una delle sue varianti è anche nota come 16:8, visto e considerato che prevede la concentrazione dei pasti in sole 8 ore nel corso della giornata restando invece a bocca asciutta per le restanti 16. Ebbene: la scienza è entrata a gamba tesa su questa prassi dopo averne rilevato la nocività per l’organismo umano.
Lo dimostra una ricerca, effettuata su oltre 20 mila adulti sfruttando dati raccolti dal Centers for Disease Control and Prevention tra il 2003 e il 2018. Lo studio, presentato nel corso di una conferenza tenuta a Chicago dalla American Heart Association, afferma che i soggetti che si sottopongono al digiuno intermittente incorrono in un rischio di decesso per malattie cardiovascolari superiore del 91% rispetto a chi invece si alimenta in un arco di 12-16 ore al giorno.
La ricerca, che attualmente è in attesa di revisione, si basa su dati che la comunità scientifica vuole analizzare in maniera molto approfondita.

Le persone osservate dagli studiosi hanno partecipato all’esperimento per un lasso di tempo medio di 8 anni. Alcune di loro sono state monitorate addirittura per 17 anni. E ognuno di loro ha descritto minuziosamente le proprie abitudini alimentari. I cui effetti, a quanto pare, si manifestano proprio nel corso del tempo.
Lo ha sottolineato il principale autore dello studio, il professor Victor Wenze Zhong, capo del dipartimento di epidemiologia e biostatistica della Shanghai Jiao Tong University School of Medicine: «Negli ultimi anni uno dei metodi più popolari per perdere peso, suggerito anche migliorare la salute del cuore, è diventato limitare il tempo giornaliero destinato all’alimentazione. È il caso di chi mangia ogni giorno nell’arco di appena 8 ore. Il problema è che gli effetti a lungo termine di questa abitudine sono tutti da verificare, soprattutto a livello vascolare».
Il digiuno intermittente è una pratica relativamente recente, che solo da qualche anno è oggetto di specifici studi. «I dati che abbiamo raccolto suggeriscono di approcciarsi ai pasti con maggiore cautela – ha aggiunto il professor Zhong – perché le raccomandazioni alimentari vanno adattate allo stato di salute di ogni singolo individuo. Ci ha comunque sorpresi constatare che chi si attiene a un programma che limita i pasti nell’arco di 8 ore al giorno è più esposto al rischio di decesso provocato da malattie cardiovascolari».
In più, come se non bastasse il dato già esposto, il digiuno intermittente di tipo 16:8 aumenta del 66% i rischi che soggetti già alle prese con problematiche di natura cardiovascolare possano contrarre malattie cardiache o ictus. «La tradizionale finestra per consumare pasti è solitamente di 12-16 ore al giorno. I nostri dati mostrano chiaramente che ridurre questa finestra non allunga la vita. Anzi», ha concluso il professor Zhong.

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