22 Maggio 2025
/ 22.05.2025

Ecco i 240 paradisi italiani del birdwatching

L’Italia ospita 16 specie globalmente minacciate e 250 specie nidificanti, di cui il 30% in cattivo stato di conservazione e un ulteriore 33% in condizioni inadeguate. Osservarle è la premessa per conservarle

Hai mai sognato di vedere un’aquila di Bonelli planare sopra le colline, o una berta minore sfiorare le onde del mare? Non serve partire per l’Africa o l’Islanda: basta restare in Italia e saper dove guardare. Con 240 aree identificate, per un totale di oltre 9,3 milioni di ettari, il nuovo inventario delle IBA (Important and Biodiversity Areas) firmato Lipu è il vademecum per ogni appassionato di birdwatching (e per chi ancora non sa di esserlo).

L’aggiornamento, presentato per i 60 anni dell’associazione in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, segna un balzo in avanti rispetto al vecchio censimento del 2002: 113 nuove aree, +50% di superficie, e un obiettivo chiaro sullo sfondo: proteggere almeno il 30% del territorio e del mare entro il 2030, come chiede l’Unione europea.

Dalla Maremma al Monte Etna: dove guardare (e stupirsi)

Le nuove “zone rosse” – ma per la biodiversità – si distribuiscono in tutta la Penisola, con aumenti record nelle Marche (+18), in Sicilia (+16), in Sardegna (+15) ed Emilia-Romagna (+13). Alcune IBA sono vere e proprie “mecche” per birdwatcher esperti e neofiti: la Maremma viterbese con le sue steppe, il Lago Ogliastro e il Monte Etna in Sicilia, e molte aree costiere dove si alternano rapaci, uccelli acquatici e passeriformi rari.

La Lipu ha aggiornato habitat, confini e dati ornitologici in 81 siti preesistenti, mentre ha riconosciuto nuovi ambienti fondamentali per la sopravvivenza di specie minacciate: steppe secondarie, colline incolte, zone agricole abbandonate, tutte aree in cui la natura riesce a trovare rifugi insperati.

Specie rare, responsabilità alte

L’Italia ospita 16 specie globalmente minacciate e 250 specie nidificanti, di cui il 30% in cattivo stato di conservazione e un ulteriore 33% in condizioni inadeguate. È un dato che pesa. E che rende urgente il riconoscimento di queste aree come ufficialmente protette, come previsto dalla Strategia europea per la biodiversità.

Tra gli ospiti più rari delle nuove IBA ci sono la gallina prataiola, ormai confinata in poche zone della Sardegna, l’astore sardo – rapace endemico dell’isola – e l’ortolano, che risente della scomparsa delle campagne tradizionali. Senza dimenticare l’albanella minore, vittima delle mietiture anticipate, e il lanario, falco sempre più raro.

Birdwatching: hobby, passione, impegno civile

Dietro i binocoli e le guide illustrate c’è molto di più. Il birdwatching è un modo per riconnettersi con l’ambiente, imparare a osservarlo con attenzione, spesso anche per difenderlo. Ogni avvistamento può diventare un dato utile alla scienza e uno stimolo per la conservazione.

Il messaggio della Lipu è chiaro: non basta aggiornare le mappe. Bisogna usarle. Molte delle nuove aree non hanno alcuna protezione giuridica. Altre sono in pericolo per l’espansione dell’agricoltura intensiva o il turismo invadente. “Tradurre i dati in azioni concrete è il passo decisivo”, ribadiscono Claudio Celada e Marco Gustin della Lipu.

Dove trovare mappe, info e partire subito

Per chi vuole iniziare, è tutto già pronto: le 240 IBA sono consultabili online sul sito di BirdLife DataZone, con schede descrittive, mappe interattive e coordinate utili per organizzare escursioni o semplici gite domenicali. E non serve essere esperti: spesso, basta camminare in silenzio e saper aspettare.

Il nuovo inventario della Lipu è insieme un censimento e una chiamata: a chi ama la natura, agli amministratori locali, ai legislatori, ai semplici curiosi. Perché proteggere gli uccelli – e i loro habitat – non è solo un gesto di conservazione: è una garanzia di bellezza, equilibrio e futuro.

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