In Sardegna prende forma un progetto che segna un punto di svolta nel trasporto pubblico locale e nella transizione ecologica italiana. È una linea ferroviaria alimentata a idrogeno prodotto in loco. Il nuovo collegamento ferroviario tra Alghero e l’aeroporto di Fertilia si propone come motore di sviluppo per il nord-ovest dell’isola. Il progetto, proposto dall’ARST, prevede 6,7 km di nuova infrastruttura ferroviaria, impianto per la produzione elettrolitica di idrogeno (1.500 kg/giorno), impianto fotovoltaico da 3,95 MWp, nuova stazione Mamuntanas e stazione terminale sopraelevata nelle vicinanze dell’aeroporto. Il valore complessivo dell’opera ammonta a 237,7 milioni di euro. La trazione a idrogeno consente di eliminare le emissioni dirette di CO₂ lungo il tracciato ferroviario, offrendo una valida alternativa ai mezzi alimentati con combustibili fossili.
Altri progetti
Altri progetti vanno nella stessa direzione. In Lombardia, il progetto H2iseO rappresenta un’iniziativa pionieristica per la mobilità sostenibile. Prevede l’introduzione di 14 treni a idrogeno Coradia Stream H di Alstom sulla linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo, gestita da Trenord. Questi treni sostituiranno l’attuale flotta diesel, offrendo un’autonomia superiore a 600 km e zero emissioni dirette di CO₂.
In Calabria le Ferrovie della Calabria hanno ordinato 15 treni simili, sempre da Stadler, per modernizzare le linee regionali. Mentre in Puglia le Ferrovie del Sud Est hanno previsto l’acquisto di treni a idrogeno per le linee non elettrificate del Salento, come Lecce-Gallipoli e Novoli-Gagliano.
Un iter complesso
Il progetto sardo ha dimensioni più ridotte. È passato attraverso un’approfondita istruttoria, con il coinvolgimento di tutte le amministrazioni competenti, dalle autorità ambientali a quelle paesaggistiche, fino agli enti locali. Tra questi, la Provincia di Sassari ha giocato un ruolo cruciale rilasciando l’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di produzione di idrogeno, cuore energetico dell’intero sistema.
I benefici attesi sono molteplici: maggiore accessibilità per residenti e visitatori, valorizzazione del sistema aeroportuale, nuove prospettive per le imprese locali, in particolare quelle legate alla mobilità sostenibile e alla produzione di energia verde. Resta aperto il tema della quantità di rinnovabili prodotte in Sardegna. La Regione è quella con la peggiore impronta carbonica in Italia. E la decisione di considerare non adatto allo sviluppo delle rinnovabili il 99% del territorio getta un’ombra pesante sul futuro green dell’isola. La questione potrebbe però essere riaperta dopo che il Tar del Lazio ha bocciato una parte del decreto Aree idonee. In particolare, nella parte che concede alle Regioni ampia discrezionalità nell’individuare i criteri per installare impianti rinnovabili. Ora il decreto andrà riscritto.