Ma l’impatto della crisi climatica – in assenza di valide contromisure – sarà visibile e pesante in ogni continente. L’ultimo report di Carbon Brief lancia l’allarme: quasi un decimo dei finanziamenti internazionali per il clima potrebbe evaporare a causa dei tagli imposti dalla nuova amministrazione statunitense.
Solo un anno fa, sotto la guida di Joe Biden, gli Stati Uniti avevano dato un segnale forte, annunciando l’intenzione di portare i finanziamenti per il clima a oltre 11 miliardi di dollari. Ora, con Donald Trump di nuovo alla presidenza, il panorama sta cambiando radicalmente. Lo stop agli aiuti esteri e la minaccia di annullare i progetti dell’Agenzia statunitense per lo Sviluppo internazionale (USAid) sono solo le prime avvisaglie di una politica climatica che punta a ridurre drasticamente il sostegno internazionale.
Le conseguenze di questa svolta sono immediate: USAid, che nel 2023 ha contribuito con quasi 3 miliardi di dollari ai finanziamenti statunitensi per il clima, rischia di vedere i suoi progetti congelati. Anche i 4 miliardi di dollari destinati al Green Climate Fund (GCF) delle Nazioni Unite sono stati cancellati.
Il problema non è solo economico, ma anche simbolico. Gli Stati Uniti sono la più grande economia mondiale e il principale responsabile storico delle emissioni di CO2. Nonostante ciò, il loro impegno finanziario per il clima è stato spesso inferiore a quanto ci si potrebbe aspettare da una potenza globale. Secondo Carbon Brief, gli Stati Uniti forniscono appena lo 0,24% del loro reddito nazionale lordo (RNL) in aiuti ai Paesi in via di sviluppo, una percentuale simile a quella della Repubblica Ceca, il cui Reddito nazionale lordo pro capite è tre volte inferiore.
Il primo mandato di Trump aveva già segnato un arretramento: mentre l’Europa e altri Paesi sviluppati lavoravano per mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020, Washington si defilava. L’inversione di rotta è arrivata con Biden nel 2021, che ha lanciato un piano finanziario internazionale per il clima con l’obiettivo di riallineare gli Stati Uniti agli impegni dell’Accordo di Parigi.
Con l’obiettivo di raggiungere 11,4 miliardi di dollari di fondi per la finanza climatica entro il 2024, gli USA sembravano aver ritrovato un ruolo centrale nella lotta contro la crisi climatica. Tuttavia, ora il rischio è di tornare indietro, in un momento in cui la comunità internazionale ha concordato un nuovo target di 300 miliardi di dollari per il clima. “L’enorme divario” di cui parlano gli esperti rischia di diventare un abisso, rendendo ancora più complesso il cammino verso la transizione ecologica globale.
L’uscita degli Stati Uniti dal campo dei finanziamenti internazionali per il clima non è solo una questione di numeri. È un segnale politico che potrebbe incoraggiare altri Paesi a ridurre i propri contributi e rallentare gli sforzi globali. Il mondo ha bisogno di investimenti strutturali e di un impegno comune per affrontare l’emergenza climatica, ma la realtà dei fatti racconta una storia diversa.