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Elisa Palazzi e la sofferenza dei ghiacciai

21.08.2024

Perché i ghiacciai sono così importanti? Lo spiega Elisa Palazzi divulgatrice, climatologa e docente dell’università di fisica del clima all’università di Torino.

Si è laureata con una tesi sulla fisica dell’atmosfera. Dopodiché ha conseguito un dottorato in modellistica fisica per la protezione dell’ambiente all’Università degli Studi di Bologna. È a ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e attualmente insegna fisica del clima all’Università di Torino. Per essere stata una ragazza dalle idee poco chiare, Elisa Palazzi, ora donna, scienziata, climatologa e divulgatrice, ha percorso una strada degna di nota che l’ha portata alla meta voluta: studiare gli effetti del cambiamento climatico nelle zone di montagna.

«Da ragazza non sapevo cosa avrei fatto da grande: mi piaceva tutto, il che significa niente – racconta Elisa Palazzi –. Ho preso la decisione più importante durante l’ultimo anno delle superiori, grazie a un docente di fisica molto carismatico: mi sono iscritta alla facoltà di fisica». Da allora Elisa non ha mai lasciato la scienza. La fisica è per lei una professione e una vocazione. «Mi dedico anche alla divulgazione, attività che mi piace particolarmente – spiega –. Negli ultimi anni lo faccio con ancora più slancio: è il mondo a chiederlo. Noi scienziate e scienziati abbiamo il dovere di rispondere».

L’attività di ricerca lo studio del clima e dei suoi cambiamenti nelle regioni di montagna ha portato la climatologa molto lontano, in particolare sulla catena Himalayana in Nepal e il Karakoram in Pakistan, per scoprire i fattori che influenzano lo stato dei ghiacciai e la disponibilità futura di risorse idriche. Negli ultimi anni i lavori dell’Isac di Torino, istituto del Cnr in cui Palazzi ha lavorato fino al 2021, si sono concentrati sulle le Alpi e sulla zona del Gran Paradiso.

Secondo gli esperti, tra venti o trent’anni i ghiacciai che si trovano sotto i 3.500 metri potrebbero non esistere più. Questo dato è aggravato dal fenomeno del riscaldamento amplificato studiato da Elisa Palazzi. «Le montagne si sono scaldate il doppio rispetto alla media: questo è un dato rilevante perché i ghiacciai da esse ospitati costituiscono le riserve d’acqua per la pianura – sottolinea –. Le zone di alta quota sono cruciali per la nostra sopravvivenza». Ciò che accade sulle cime è un problema anche delle zone pianeggianti.

Come nasce il fenomeno del riscaldamento amplificato delle montagne? «Ci sono diversi meccanismi, uno di questi riguarda l’assenza della neve e del ghiaccio – precisa la scienziata –. È una questione di colori: quando le aree montuose sono in salute e possiedono una quantità di neve e ghiaccio ottimali, la radiazione solare viene riflessa dalle superfici bianche, impedendo il riscaldamento. A causa del riscaldamento globale, indotto dall’uomo, invece, ghiaccio e neve si fondono facendo emergere la roccia che assorbe la luce del sole. Questo provoca un riscaldamento del terreno che danneggia neve e ghiaccio». Un ciclo vizioso causato dall’uomo a cui solo l’uomo può porre rimedio con la scienza e la divulgazione.

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