12 Luglio 2025
/ 11.07.2025

Europa, il sorpasso del sole

Giugno 2025 segna un punto di svolta nella storia energetica dell’Unione europea: per la prima volta, l’energia solare diventa la principale fonte di elettricità nel continente, superando nucleare, gas ed eolico. Ma dietro questo traguardo storico si nasconde una sfida ancora aperta

È successo per la prima volta, ma tutto lascia intendere che non sarà l’ultima. A giugno 2025 l’energia solare ha prodotto più elettricità di qualsiasi altra fonte nell’Unione europea, conquistando il primo posto con 45,4 terawattora: il 22,1% del totale. Si tratta di un balzo in avanti rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, un’impennata che ha permesso al fotovoltaico di superare anche il nucleare, fermo al 21,8%, e l’eolico, che si è attestato al 15,8%.

È una svolta simbolica e concreta. Simbolica perché segna il sorpasso di una fonte rinnovabile sulle centrali a fissione. Concreta perché dimostra che gli investimenti fatti negli ultimi anni stanno dando frutti reali e misurabili. Le nuove installazioni entrate in funzione, la crescente efficienza degli impianti, l’aumento della capacità nei tetti delle abitazioni e negli impianti a terra: tutti fattori che hanno contribuito a questo picco storico. E il meteo ha fatto la sua parte, regalando un giugno più secco e assolato della media, soprattutto nella seconda metà del mese.

Dietro il record, un continente che cambia

A trainare il boom sono state tredici nazioni europee, che nel mese di giugno hanno raggiunto i rispettivi record di produzione solare. Tra queste spiccano Paesi leader come Germania, Spagna, Grecia e Paesi Bassi, ma anche economie più piccole che stanno investendo sempre di più sul solare. Non si tratta solo di numeri da primato: è il segnale di un cambiamento strutturale nella geografia energetica europea.

Contemporaneamente, anche l’eolico ha dato segnali positivi, con prestazioni solide in maggio e giugno dopo un avvio d’anno deludente. La produzione da vento è tornata a crescere, dimostrando quanto sia essenziale mantenere un mix diversificato tra le fonti rinnovabili.

Il crollo del carbone

Mentre il sole brillava, il carbone spegneva lentamente la sua fiamma. Giugno ha registrato la quota di produzione da carbone più bassa di sempre nell’Unione europea: appena il 6,1%, contro l’8,8% dello stesso mese nel 2024. Germania e Polonia, che da sole rappresentano quasi l’80% dell’elettricità da carbone in Europa, hanno visto precipitare la loro dipendenza dal combustibile fossile. La Germania è scesa al 12,4%, mentre la Polonia si è fermata al 42,9%, livelli mai così bassi.

Ancora più netta la transizione della Spagna, dove il carbone ha coperto soltanto lo 0,6% del mix elettrico. Madrid ha già chiuso la maggior parte delle centrali, preparando il terreno per un’uscita completa prevista entro pochi mesi. Complessivamente, le fonti fossili hanno rappresentato meno di un quarto della produzione elettrica europea di giugno: un dato che sfiora il minimo storico registrato a maggio 2024.

Un primo semestre con ombre

Eppure, osservando l’intero primo semestre del 2025, il quadro si fa più complesso. Nonostante il trionfo del fotovoltaico a giugno, nella prima metà dell’anno l’uso di fonti fossili è aumentato del 13% rispetto allo stesso periodo del 2024. A spingere questo incremento è stato soprattutto il gas, cresciuto del 19% per coprire i buchi lasciati da una produzione eolica e idroelettrica più debole nei mesi invernali e primaverili.

Il rallentamento dell’idroelettrico è stato causato dalla siccità: meno pioggia, meno neve e bacini più poveri hanno significato un calo del 15% della produzione. Anche l’eolico ha sofferto un inizio anno poco favorevole, con giornate meno ventose del solito. A tutto questo si è aggiunta una crescita della domanda elettrica, salita del 2,2% nella prima metà del 2025, spinta dalla ripresa industriale e dalla crescente elettrificazione di mobilità e riscaldamento.

Il nodo delle ore buie

Il successo del solare europeo è reale, ma non privo di limiti. Il fotovoltaico dà il meglio di sé nelle giornate lunghe e assolate, ma crolla durante le ore notturne e nei mesi invernali. Questo squilibrio richiede una risposta sistemica, che non può basarsi solo su nuove installazioni. Servono investimenti in accumulo, con batterie e sistemi di stoccaggio capaci di garantire continuità anche quando il sole non splende.

Serve inoltre una rete elettrica più flessibile, intelligente e interconnessa, in grado di adattarsi alla variabilità delle rinnovabili. Solo così l’Europa potrà davvero ridurre in modo strutturale la dipendenza da carbone e gas anche nei momenti critici dell’anno.

Un traguardo che è solo l’inizio

Giugno 2025 sarà ricordato come il mese in cui il sole è diventato il primo motore elettrico d’Europa. È un traguardo che segna un cambio di passo, un’indicazione chiara di dove stiamo andando. Ma è anche un invito alla cautela: i successi momentanei vanno consolidati con politiche lungimiranti, innovazione e infrastrutture adeguate.

La rivoluzione solare è cominciata, ma per diventare davvero irreversibile ha bisogno di essere accompagnata da una transizione completa, capace di affrontare le stagioni fredde, le notti buie e le crisi energetiche. Se l’Europa saprà raccogliere questa sfida, il sorpasso del sole sarà solo il primo di molti altri.

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