Il 5 novembre una notizia ha attraversato la comunità che osserva e protegge le balene del Pacifico: al largo del Nuovo Galles del Sud, in Australia, è stata identificata Siale, una giovane megattera completamente bianca, nata nel 2024 nelle acque di Tonga. La conferma arriva da Orrca — l’organizzazione australiana per la ricerca e il salvataggio dei cetacei — dopo giorni di analisi e confronti con il database globale Happywhale e con Whale Discoveries, operatore di ecoturismo marino con base a Tonga.
La storia di Siale comincia un anno fa. Nelle immagini girate nel Pacifico da Dave e Tris Sheendi Whale Discoveries, una madre di megattera nuota con un piccolo dal corpo color latte. Quel video, pubblicato da Whale Discoveries, viene inserito su Happywhale, piattaforma che raccoglie e confronta migliaia di immagini di balene in tutto il mondo, riconoscendole una per una grazie ai disegni unici delle pinne caudali.
Quando a inizio novembre 2025 arriva un nuovo filmato di una megattera bianca in migrazione verso nord, Orrca lo sottopone agli esperti. In poche ore le fotografie aeree coincidono con i dati di archivio: è la stessa cucciola di Tonga. Siale, il cui nome significa “gelsomino bianco” nella lingua locale, è viva e in viaggio lungo le rotte che collegano le isole del Pacifico all’Australia orientale.
Una su 40.000
Le analisi confermano che si tratta di un caso di vero albinismo: occhi rossi, totale assenza di pigmento, pelle e pinne prive di melanina. A differenza del leucismo, in cui la colorazione è solo parzialmente ridotta, l’albinismo è una condizione genetica molto più rara e delicata. Si verifica in appena un caso su 40.000 nascite di megattere.
“La comparsa di una nuova balena completamente bianca è un evento straordinario”, ha dichiarato Orrca. L’unico altro esemplare noto nella regione era Migaloo, maschio albino avvistato per la prima volta nel 1991 e scomparso dal 2020. Da allora, nessuna conferma certa di altri individui simili: la scoperta di Siale segna un punto di svolta nella storia recente dei grandi cetacei del Pacifico.
Per garantirne la sicurezza, le autorità australiane hanno istituito un’area di esclusione di 500 metri per ogni imbarcazione. Non è un semplice vincolo burocratico: serve a evitare collisioni e stress acustico in una fase cruciale della crescita.
Il riconoscimento di Siale è anche una dimostrazione di come la citizen science stia trasformando la ricerca marina. Le informazioni raccolte da fotografi, operatori turistici e appassionati vengono integrate nei sistemi di tracciamento globali, permettendo di seguire gli spostamenti dei cetacei per anni e di capire meglio come si modificano le loro rotte migratorie.
Ogni immagine condivisa è un frammento di conoscenza: in questo caso, ha consentito di ricostruire la vita di un animale unico, nato nelle acque tropicali di Tonga e ora protagonista delle cronache scientifiche internazionali.
Siale oggi ha un anno, misura circa dieci metri e porta sul corpo la traccia di una mutazione tanto fragile quanto straordinaria.
