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Salute

Frutta perfetta, pesticidi ineliminabili

23.08.2024

“Limitarsi a lavare la frutta può rivelarsi un’operazione insufficiente a evitare di ingerire pesticidi”. Attenzione a comprare frutta che deriva da filiere che prediligono la quantità alla qualità, e che magari sono tutt’altro che attente al tema del biologico. Scoperta e rimedi.

La consumiamo pensando che sia una soluzione alimentare estremamente salutare, oltre che gustosa (e particolarmente piacevole con il caldo estivo). Eppure la frutta non è sempre sana come saremmo autorizzati a credere, soprattutto se ci capita di incappare in prodotti che derivano da filiere che prediligono la quantità alla qualità, e che magari sono tutt’altro che attente al tema del biologico. Il rischio è quindi di ingerire i pesticidi utilizzati per coltivare quegli stessi prodotti da noi scelti nella convinzione di mangiare sano. Per fortuna stanno però prendendo piede soluzioni che aiutano a capire se ci sono sostanze chimiche in ciò che stiamo mangiando. E, in caso di risposta affermativa, quante.
A dare via allo studio è stata un’équipe di ricercatori in Cina, provenienti dalla Anhui Agricultural University, della Wuyi University e della Wuhan University. Il loro lavoro è però risultato talmente valido da essere pubblicato su American Chemical Society’s Nano Letters, con possibilità di applicazione nella vita di ogni giorno ancora tutte da esplorare.

L’invenzione del gruppo di studio consiste in un dispositivo che sfrutta la SERS (surface-enhanced Raman spectroscopy), un metodo già noto e che permette di rilevare le sostanze chimiche tramite l’utilizzo di un raggio laser. Quest’ultimo genera appunto l’effetto Raman, che attraverso la dispersione della luce permette di individuare la presenza di qualsiasi composto chimico. Anche nel caso in cui si tratti di particelle in quantità infinitesimale.
La particolarità del nuovo dispositivo deriva dal fatto che il suo utilizzo riguardi proprio la frutta, caratterizzata com’è ovvio da forme curvilinee e sempre diverse e superfici irregolari. Per questo motivo gli studiosi hanno deciso di dargli l’aspetto di una membrana flessibile: di fatto una sorta di “cerotto”, dalla conformazione tale da essere funzionale a qualsiasi singolo prodotto agricolo.
I primi esperimenti hanno già restituito dati di indubbio interesse. Innanzitutto, la membrana funziona: ha infatti rilevato sulla superficie di una mela due comuni pesticidi (Carbendazim e Thiram) utilizzati dagli stessi ricercatori.

Da segnalare però che la presenza delle sostanze chimiche non era scomparsa dalla buccia nemmeno dopo il lavaggio del frutto. E non è tutto: se n’è riscontrata la presenza perfino nella parte più esterna della polpa. La sua profondità, però, diminuiva notevolmente con la più elementare delle soluzioni: sbucciando la mela.
In altri termini: anche il più accurato dei lavaggi può non bastare a rimuovere tutte le sostanze chimiche presenti sulla frutta coltivata con l’utilizzo di pesticidi. L’opzione più sicura per evitare sostanze potenzialmente tossiche resterebbe quindi sbucciare sempre ciò che si mangia. «I risultati del nostro studio lo dimostrano molto chiaramente. Limitarsi a lavare la frutta può rivelarsi un’operazione insufficiente a evitare di ingerire pesticidi. Per rimuovere potenziali contaminazioni è necessario sbucciare il prodotto», affermano gli studiosi nel comunicato allegato alla ricerca.

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