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Arte

Fuggire dalla violenza con lo skateboard in Palestina

26.10.2023

Per l’autore della mostra è «un modo per evadere dalla realtà e una spinta verso la libertà, una forma di resistenza alla violenza e al condizionamento psicologico determinati a più livelli dalla situazione politica».

Al Museo Novecento di Firenze sino a fine novembre è visitabile la mostra Landing, ispirata al progetto fotografico dell’artista Mann Hammad, un giovane fotografo e regista palestinese-americano, emigrato con la famiglia negli Stati Uniti quando aveva 2 anni, dove vive tutt’ora.

Nel 2014 è tornato in Palestina dove è rimasto per 7 anni. Hammad è anche attivista per i diritti umani con un master in diritto internazionale. Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste prestigiose come il New Yorker, Time e i-D Magazine, ma anche da organizzazioni come Amnesty International, l’American Academy of Arts and Sciences, Magnum Foundation oltre che essere nella collezione permanente del Museum of Fine Arts di Houston.

«Landing è, come racconta lo stesso fotografo, uno sguardo collettivo alla fuga mirata che lo skateboarding offre a una manciata di skater palestinesi, me compreso. Quando sono tornato in Palestina nel 2014, dopo aver vissuto negli Stati Uniti per diciannove anni, ho portato il mio skateboard perché sapevo che sarei stato un estraneo. Avevo bisogno del bambino che era in me, per ricordare a me stesso che stava andando tutto bene, proprio mentre ero alla ricerca della mia casa e della mia identità. Lo skateboard ci conduce in un mondo parallelo, dove possiamo essere davvero parte di ciò che ci circonda. Questo progetto serve a ricordare che esiste questa sacca di libertà, mentre tutti ci sforziamo di trovare il nostro punto di approdo».

In questa situazione di guerra dove mancano i diritti e le necessità più elementari, i ragazzi cercano di vivere immaginando una vita più spensierata: «gran parte di questo lavoro – racconta ancora Mann Hammad – mira a evidenziare che anche i giovani palestinesi sono semplicemente giovani. E i giovani hanno vite e storie che spesso non faranno mai notizia. La trama dentro e attorno ai ragazzi in Palestina è spesso inondata da molti miti e immagini che penso non siano rappresentativi della reale vita quotidiana che vivono i giovani».

Foto, quelle di Hammad, che raccontano il quotidiano come la foto di Zaina l’unica ragazza skater, matricola all’università, che dice: «Niente può davvero fermarti. Prendi lo skateboard e fai un kickflip sopra le teste delle persone che ci proveranno».

Scene di spensieratezza in mezzo a una terra purtroppo abituata alla violenza, una violenza ordinaria, quotidiana.

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