16 Maggio 2024
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Storie

Geopolitica in cucina

La Storia dei conflitti ci riporta occasioni di confronto assai divertenti. Quella tra Richard Nixon e il premier russo Nikita Krusciov è una di quelle che hanno mostrato al mondo due visioni diverse di concepire lo spazio più importate di una casa, quello della cucina. Andiamo a leggerne la storia.

Non tutti sanno che le nostre cucine, così tanto popolate nel periodo natalizio, possono essere considerate, dalla geopolitica, anche strumenti di pace e di dialogo. Era il 24 Luglio del 1959 quando il vicepresidente americano Richard Nixon e il premier russo Nikita Krusciov, in piena guerra fredda, s’incontrarono nel corso dell’Esposizione Nazionale degli Stati Uniti a Mosca davanti alla casa prefabbricata allestita dagli americani per mostrare il progresso del loro stile di vita.

L’evento, che segna anche l’avvio della stagione di standardizzazione degli arredi da cucina, passò alla storia come “Kitchen debate”. Il colloquio tra Nixon e Krusciov venne ripreso dalle tv che lanciarono anche un dibattito acceso sui significati sociali dell’ambiente domestico. La cucina all’americana, riproduzione del tipico modello di abitazione suburbana delle classi medie, venne ribattezzata Splitnik, dall’unione di to split, dividere, poiché era stata tagliata a metà in modo da essere resa visibile dall’esterno, e “Sputnik” il satellite artificiale lanciato dai Sovietici il 4 ottobre del 1957. In questa cornice di antagonismo, finalmente solo nello specifico contesto, innocuamente tecnologico, i sovietici dimostrarono di preferire, nell’ambiente domestico, “le cose che contano” (avete anche “una macchina che mette il cibo in bocca e lo spinge giù?”), mentre gli americani sfoggiarono le conquiste del loro sistema capitalistico. Tra queste, la lavastoviglie, il tagliaerba, i supermercati, i pasti pronti e i tacchi a spillo.

Nell’edilizia socialista degli anni ’20, la cucina così pensata fu il campo di sperimentazione ideale nel settore dell’edilizia popolare. Anche questa occasione di dialogo fu un incentivo per intender meglio chi, tra i due, “vinse” la sfida mediatica (“uno scambio che enfatizzava il divario tra est e ovest” per il New York Times), mentre ebbero modo di guardarsi negli occhi e confrontarsi su obiettivi intimamente di comune interesse. Tuttavia, la prima cucina componibile, la cosiddetta cucina di Francoforte, fu disegnata da una donna austriaca, la designer Margarete Lihotzky. Rispetto agli arredi di fortuna, realizzati sulla base delle necessità del momento e con materiali reperibili sul luogo, il progetto dell’architetto aprì la strada alle proposte di uno spazio abitativo che segnasse, per certi versi, il riscatto della donna, trasformandola, oltre la “schiavitù” dei lavori domestici, nella cuoca di gusto, creativa, del più moderno sentire.
Le cucine e i living che conosciamo oggi sono studiati, infatti, per offrire la massima personalizzazione. Tattilità, cromatismi, fasce di prezzo diverse: una gamma di materiali e colori sapientemente scelti e sempre aggiornati in base alle tendenze e alle novità del design. La scelta dei sistemi di apertura per le ante tiene conto, non solo dell’estetica, ma anche della funzionalità. I complementi e le luci rendono impensabile, per i tempi narrati, l’impatto estetico dei nostri attuali spazi di vita, di pace, di incontro.

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