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Guido Stratta e la ri-evoluzione della gentilezza

03.05.2024

All’egoismo preferisce l’umanità, al cinismo l’empatia. Ideatore dell’Accademia della Gentilezza, Guido Stratta è stato Responsabile HR, Senior Executive e Holding HR Business Partner del Gruppo Enel, che nel mondo accoglie oltre 66.000 dipendenti.

«Se non ti va bene così, te ne puoi andare». Una frase che nei luoghi di lavoro non dovrebbe essere pronunciata, ma che spesso sentiamo. Per Guido Stratta è «sinonimo di tristezza», espressione di chi ricorre all’aggressività quando non è in grado di far prevalere le proprie idee diversamente. Ottimista per natura, coach e manager, Stratta è convinto che la gentilezza, ossia la «spontanea attitudine di chi compie un gesto in favore dell’altro», possa avere la meglio sulla pochezza intellettuale e culturale che a volte circola negli uffici.

Alcuni lo credono un idealista, altri lo definiscono – sbagliando – naïf, ma la verità è che appartiene alla rara specie dei rivoluzionari. O meglio, dei ri-evoluzionari. «In passato mi hanno dato dell’utopista – racconta –. Ma l’utopia è come l’orizzonte: porta sempre alla terra ferma». Quindi, se una società migliore ci pare inverosimile, il coach Stratta ci offre una visione diversa: «Siamo arance, non spicchi. La trasformazione parte dalle persone: ciascuno di noi può essere strumento di cambiamento e promuovere la crescita personale e altrui».

Parlare con lui è come fare un viaggio verso un mondo del lavoro, inimmaginabile fino a poco tempo fa, in cui «le idee non avranno gerarchia». Una dimensione da realizzare «insieme, come gocce nell’oceano» partendo dalla consapevolezza che «le aziende non hanno successo, sono le persone a raggiungerlo». Vedendo nell’umanità «l’ultimo vantaggio competitivo», Stratta sottolinea che la capacità di «far fiorire il talento delle persone» è anche «un parametro per sopravvivere alla concorrenza» (RI-eVOLUZIONE. Il potere della leadership gentile, B. S. Sergio, G. Stratta, 2021, FrancoAngeli). Le realtà che non abbandoneranno l’economia dei consumi per abbracciare quella della cura delle persone non avranno vita lunga. In questa logica non trovano spazio le organizzazioni che pensano di diventare grandi sfruttando i giovani talenti. Al contrario, la vera crescita è quella generata collettivamente, dando a tutti la possibilità di prosperare.

E cosa ne sarà dei cinici dopo la ri-evoluzione? Avranno meno peso nella vita degli altri. La vulnerabilità non verrà considerata né un tabù né un ostacolo per i risultati da conseguire, il rispetto non sarà un optional e la motivazione, che Stratta chiama «cuore», sovrasterà ogni tecnica posseduta. Cambierà il modo di concepire l’umanità, non più divisa in lupi o pecore. «Pensiamo al tennista Jannik Sinner – invita Stratta –, educato, leale, capace di accettare con serietà sia la sconfitta che la vittoria. Questo fa di lui una pecora? Dobbiamo smettere di credere che i modelli vincenti nascano dalla cattiveria e dall’aggressività», ma dall’ascolto, dalla cooperazione generosa e dall’amore inteso come «disponibilità all’auto-limitazione nei propri bisogni individuali».

«Ai cinici che dicono “non ce la farete” rispondiamo: “potrete tagliare i fiori ma non fermerete questa primavera”». La ri-evoluzione trionferà sul modello manageriale gerarchico, caratterizzato da comando e controllo. A buon imprenditor poche parole.

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