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Personaggi

Hélène Ehret e la curiosità per il diverso

08.03.2024

Hélène Ehret, classe 1934, alsaziana d’origine e bergamasca di adozione, è la prova vivente che l’altruismo è più forte dell’indifferenza. L’associazione da lei istituita, impegnata nel contrasto a ogni forma di povertà, è attiva da oltre trentadue anni fa in sette Paesi nel mondo.

Il tempo scorre diversamente in compagnia di Hélène Ehret, fondatrice di Missione Calcutta APS ETS. È più veloce, più denso, più vivo. Incontrando il suo viso non puoi fare a meno di sorridere. Due occhi azzurri, meravigliosi, custodiscono una simpatia contagiosa e una curiosità sorprendentemente giovane. «Quest’anno compio novant’anni, una bella cifra», ammette Hélène. Nove decenni che non corrispondono a una sola esistenza ma a 32.264 vite, tante quante il numero di bambini assistiti dal 1992 fino a oggi grazie a Missione Calcutta.

«Mi affascinano le culture diverse dalla mia». Arrivata in Italia non appena sposata, a 19 anni, Hélène parla fluentemente tedesco e francese, imparando presto l’italiano e, successivamente, l’inglese e lo spagnolo. Grazie alla conoscenza delle lingue straniere trova subito impiego nell’area export di importanti aziende del settore tessile, ma deve più volte congedarsi dal lavoro a causa di problemi di salute, eredità non voluta degli anni della guerra. Come tanti suoi coetanei, Hélène è figlia di tempi durissimi. «La frase che più spesso sentivo in casa era: per fortuna abbiamo le patate – racconta -. A quattordici anni pesavo 34 chili e avevo una salute precaria». «Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale mio padre perse il lavoro e ci trasferimmo in Borgogna – continua – e, in attesa di una sistemazione, io e i miei fratelli risiedevamo in un orfanotrofio. Vidi cose che faccio fatica a raccontare, bimbi, orfani o di cui si erano perde le tracce dei genitori, maltrattati, derisi, lasciati a se stessi. In quel momento mi dissi: quando sarò grande farò qualcosa per i bambini».

Quel momento arriva nel 1976. «Tramite un annuncio di una rivista americana ho adottato a distanza una ragazzina indiana di nome Sulbha, che ha completato gli studi ed è diventata puericultrice». Da quella esperienza iniziano i primi contatti con l’india e i progetti con l’associazione Seva Kendra della diocesi di Calcutta. L’impegno di Hélène in India, sostenuta da un gruppo di fedeli amici, cresce costantemente. «I locali inizialmente non si avvicinavano a noi volontari, soprattutto perché eravamo occidentali. Temevano che chiedessimo loro del denaro in cambio di cibo e assistenza medica». Una volta ottenuta la fiducia delle persone di Calcutta nulla può fermare Hélène, la quale riceve inaspettatamente una lettera da Madre Teresa che la mette in contatto con l’arcivescovo Henry D’Souza per avviare alcune opere caritatevoli.

«Ho fondato Missione Calcutta per mantenere la promessa fatta a me stessa a undici anni, senza manie di grandezza». Hélène e tutti i colleghi volontari hanno però avuto il coraggio di sognare in grande lasciandosi sorprendere dalla vita. «Anni fa decidemmo di creare una clinica mobile per curare i tribali, i fuori casta che in India non hanno alcun diritto. La cifra necessaria per realizzarla ammontava a 71.000 €, la somma esatta che riuscimmo a ottenere con l’introduzione del 5Xmille». Oggi l’associazione lavora anche in Kenya, Thailandia, Ucraina e in Italia, garantendo a bambini e bambine istruzione, cibo, cure mediche e assistenza sanitaria. L’India rimane comunque il grande amore di Hélène. «Ho percorso la Penisola in lungo e in largo. Qui abbiamo costruito scuole, ospedali, pozzi, case. Il mio cuore è lì, sempre».

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