17 Marzo 2025
/ 17.03.2025

Il 12% degli europei è a rischio alluvioni

Uno studio del Cmcc: la crisi climatica colpisce i più poveri. Le alluvioni hanno un impatto economico quasi nullo per il 10% più ricco della popolazione, grazie alla maggiore disponibilità di assicurazioni e misure di adattamento

Secondo le proiezioni scientifiche, entro la fine del secolo in Europa fino a 484.000 persone potrebbero essere esposte ogni anno ad alluvioni e inondazioni fluviali, mentre 2,2 milioni potrebbero subire le conseguenze delle inondazioni costiere. Vuol dire che il 12% degli europei risiedono in aree che possono essere soggette a inondazioni fluviali. Sono le conclusioni di un’analisi del Cmcc (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici).

Una minaccia crescente

Le precipitazioni estreme, già in aumento dagli anni ’50, stanno colpendo in particolare il Nord e il Centro Europa. Tra il 1980 e il 2022, gli eventi alluvionali hanno causato 5.582 morti e ingenti danni economici. Nel solo 2023, le inondazioni hanno colpito 1,6 milioni di persone e hanno rappresentato circa l’81% delle perdite economiche dovute agli eventi climatici in Europa.

Un esempio emblematico è quello dell’Emilia-Romagna, dove a maggio 2023 sono caduti in un giorno e mezzo sei mesi di pioggia, provocando la rottura degli argini di 23 fiumi. L’aumento delle temperature atmosferiche, infatti, favorisce l’evaporazione e l’accumulo di umidità, che si traducono in precipitazioni più intense.

Il rischio di inquinamento legato alle inondazioni è un ulteriore elemento critico: circa il 15% degli impianti industriali europei e il 36% degli impianti di trattamento delle acque reflue si trovano in zone potenzialmente soggette a inondazioni, aumentando il pericolo di contaminazione ambientale.

Delocalizzazione e adattamento: la strategia piemontese

Di fronte alla crescente minaccia, alcune regioni stanno adottando strategie innovative. In Piemonte, dal 2003, è in corso un programma di delocalizzazione anticipata per gli edifici residenziali a rischio idrogeologico. Attraverso finanziamenti pubblici, i proprietari possono trasferirsi in aree più sicure, mentre per gli edifici storici o di valore sociale sono previste misure di mitigazione. Questa politica, sviluppata con il progetto europeo Ithaca, rappresenta un modello unico in Europa, dove la delocalizzazione è spesso una misura post-catastrofe piuttosto che preventiva.

Disuguaglianze e impatti economici

Il cambiamento climatico non colpisce tutti allo stesso modo. Secondo uno studio del Cmcc, gli eventi estremi hanno un impatto economico quasi nullo per il 10% più ricco della popolazione, grazie alla maggiore disponibilità di assicurazioni e misure di adattamento. Per ogni 1% di aumento del reddito, i danni climatici diminuiscono dello 0,4%. Questa disparità accentua il divario sociale e amplifica le vulnerabilità delle comunità meno abbienti.

Prepararsi agli eventi estremi: un’urgenza globale

Il cambiamento climatico sta ridisegnando le mappe del rischio e impone nuove strategie di adattamento. Queste ricerche evidenziano la necessità di rafforzare la previsione degli eventi estremi, sviluppare infrastrutture resilienti e promuovere misure di delocalizzazione pianificata per ridurre l’esposizione ai disastri climatici.

Le inondazioni non sono più un fenomeno eccezionale, ma una realtà con cui convivere. L’azione preventiva è l’unica strada per limitare i danni e proteggere le comunità più vulnerabili di fronte a un futuro climatico sempre più incerto.

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