16 Maggio 2024
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Spazio

Il buco nero vorace, mangia un Sole al giorno

27.02.2024

Un buco nero, grande 17 miliardi di volte la massa solare, si allarga divorando soli. Tutto succede all’interno di un Quasar che brilla proiettando luce 500 mila miliardi di volte più potente di quella percepita dal globo terrestre.

Pensare che “mangia” l’equivalente di una massa solare al giorno mette angoscia. Oltre che vorace, pare sia anche tanto grosso. No, non è Galactus, divoratore di mondi dell’universo Marvel partorito dalla mente di Stan Lee e dalla matita di Jack Kirby, è qualcosa di più.
Questo buco nero (pari a 17 miliardi di masse del nostro Sole) è nascosto all’interno di un “sorgente celeste” che emette una luce 500 mila miliardi di volte più accecante di quella della nostra stella e ci giunge da un remoto e dimenticato angolo del cosmo. Gli abbiamo dato pure un nome: J0529-4351. A scoprire il Quasar (acronimo di QUASi-stellAR radio source, cioè “radiosorgente quasi stellare”) e il suo scudiero divoratore è stato il Vlt (Very large telescope) dell’Osservatorio europeo australe (Eso).

Ma cosa sono queste particolari e singolari radiosorgenti? La parola passa ai ricercatori dell’Eso. «Trattasi di  nuclei luminosi di galassie remote alimentati da buchi neri supermassicci».
Secondo il team di ricerca, di cui fa parfte Christian Wolf, astronomo dell’Università nazionale australiana (Anu) e autore principale dello studio pubblicato su Nature Astronomy, le incredibili scoperte sarebbero ben due: «Il buco nero con la crescita più rapida finora conosciuto e il Quasar più luminoso mai rilevato prima».
Ma se non tutte le ciambelle riescono col buco, a  mettere ciambella e buco al posto giusto interviene Daniele Bjørn Malesani, astrofisico italiano in forza al Cosmic Dawn Center, un dipartimento del Niels Bohr Institute di Copenaghen.
«A dover fare i pignoli – puntualizza – non si tratterebbe della sorgente più luminosa mai osservata: è solo la sorgente costante (almeno su tempi di scala umani) più luminosa. I gamma-ray burst possono essere ancora più brillanti, ma durano solo qualche decina di secondi. Quindi, sì, al momento questo oggetto è probabilmente il più luminoso nel cielo, ma conosciamo oggetti che lo sono stati ancora di più, se pur solo brevemente».
Gamma-Ray Burst (GRB), o lampi di luce gamma, in italiano. A rivelarci quest’altro arcano interviene Stefano Covino, astronomo presso l’Osservatorio Inaf di Brera e Università dell’Insubria a Como: «Sono stati e sono ancora uno dei problemi interpretativi più scottanti dell’astrofisica negli ultimi decenni – dice – Si tratta di fenomeni di alta energia, e come tali osservati da satelliti al di fuori della nostra atmosfera». In soldoni, i Grb sono eventi estremamente energetici, ma di durata molto breve.

«Fenomeni che descrivono un universo rapido e dinamico molto lontano dai tempi lunghi di quelli usualmente conosciuti». Ma l’aspetto più suggestivo, secondo Covino, è che sono stati studiati «quando l’Universo aveva solo poche centinaia di migliaia di anni e le prime galassie stavano cominciando la loro evoluzione insieme ad eventi vicini associati alla produzione di onde gravitazionali». Quasar, Grb, buchi neri: l’Universo è violento.

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